Eurogruppo, accordo sugli aiuti ad Atene

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BRUXELLES â€” Dopo il fallimento dei negoziati sul bilancio, anche la strada per il salvataggio della Grecia appare in salita. Ieri pomeriggio si è tenuta una teleconferenza dei responsabili dell’eurogruppo per cercare di avvicinare le posizioni in vista della riunione dei ministri, prevista per domani. Al termine della discussione non è stato rilasciato nessun comunicato. I mercati restano fiduciosi sul fatto che i responsabili della zona euro e il Fondo monetario internazionale arriveranno a trovare un’intesa su come rendere sostenibile il debito di Atene. In Asia l’euro ha toccato i suoi massimi storici contro lo yen. Ma in serata l’agenzia Ansa ha diffuso un notizia secondo cui l’incontro previsto per lunedì sarebbe stato cancellato e ogni decisione rinviata al 3 dicembre.
Quello che è certo è che i funzionari dei ministeri e della Commissione lavoreranno anche oggi per cercare di risolvere i non pochi problemi che restano ancora sul tavolo. Secondo le indiscrezioni trapelate finora, tra i diciassette si sarebbe trovata un’intesa di massima su alcune misure per alleggerire il debito di Atene. La prima consisterebbe in una riduzione (non ancora quantificata) dei tassi di interesse riscossi sui prestiti bilaterali concessi alla Grecia al momento del primo intervento in suo favore. Un secondo provvedimento prevederebbe che la Bce restituisse alle banche centrali nazionali una quota (anche questa da definire) dei profitti che ha lucrato sulle obbligazioni greche in suo possesso. Le banche centrali poi restituirebbero questi soldi ad Atene che potrebbe utilizzarli per riacquistare a prezzo scontato i bond ancora in mani private. Secondo altre fonti, l’operazione di «buy back» potrebbe invece essere fatta dal Fondo salva Stati europeo.
Ma il problema principale, per ora, non sembra essere stato risolto. Secondo i calcoli delle autorità  europee, infatti, la somma di queste operazioni potrebbe consentire alla Grecia di riportare il rapporto debito/Pil al 120 per cento, cioè ad un livello considerato sostenibile, entro il 2022 e non entro il 2020 come era stato concordato con il Fondo monetario internazionale. Gli europei sono disponibili a concedere questa proroga di due anni ad Atene. Ma il Fmi insiste sulla scadenza del 2020, e soprattutto non crede che queste alchimie contabili possano riportare il bilancio del Paese a livelli sostenibili. Per questo motivo il Fondo insiste su una svalutazione dei
titoli greci detenuti dai governi e dalle banche centrali. Una richiesta che però si scontra con la indisponibilità  della Germania a pagare i conti di Atene e con il divieto assoluto, per la Bce, di finanziare direttamente il debito di un Paese, come accadrebbe nel caso di un taglio al valore dei titoli in suo possesso.
La questione, dunque, è di vedere se adesso il Fondo monetario,
che ha partecipato al salvataggio della Grecia, considererà  attendibili le proiezioni fatte dagli europei. Ma già  ieri il capo dell’opposizione socialdemocratica tedesca, Peer Steinbrueck, ha rimproverato alla Cancelliera di non dire la verità  sul caso greco e sul fatto che il salvataggio del Paese costerà  comunque soldi ai contribuenti tedeschi.


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