Fiat, ora si muove la Procura

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NAPOLI â€” Si muove la Procura di Nola sulla mossa della Fiat che intende mettere in mobilità  19 operai dello stabilimento di Pomigliano d’Arco dopo la sentenza
del giudice che reintegra altrettanti lavoratori Fiom. Il procuratore capo Paolo Mancuso vuole capire se l’iniziativa configuri un comportamento antisindacale e violi le norme previste dall’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori. Si tratta, per il momento, di un’attività  di carattere conoscitivo, tenuto conto che la Fiat ha ricordato proprio ieri come le procedure di mobilità  «non siano urgenti» e siano sottoposte ai tempi tecnici fissati dalla legge.
La Procura di Nola sta già  indagando, dopo una denuncia della Fiom, su alcune assunzioni nella nuova Fabbrica Pomigliano Italia ritenute “mirate” allo scopo di escludere dallo stabilimento operai aderenti al sindacato. I nuovi accertamenti confluiranno presumibilmente in questo fascicolo. E anche il giallo del “doppio comunicato” diramato ieri dall’azienda – con una prima bozza contenente giudizi severi nei confronti dei 19 operai aderenti alla Fiom («storici oppositori »), poi sostituita da una nota dai toni più morbidi – potrebbe ora essere preso in considerazione dai magistrati. Commenta l’avvocato Angelo Cutolo, che assiste la Fiom in numerosi procedimenti: «In questi due anni di vertenza, all’interno della fabbrica si è avvertito un clima pesante. C’è un libro bianco dei lavoratori in cui si parla di intimidazioni, soprattutto nei confronti degli aderenti o dei simpatizzanti della Fiom che ha subìto un sensibile calo degli iscritti. Mi è stato raccontato di una voce ricorrente all’interno dello stabilimento: “Sei iscritto alla Fiom? Allora hai voglia di restare disoccupato”. È inevitabile che qualcuno si sia lasciato condizionare da questa situazione. Oggi sembra che le cose siano cambiando. Ma è evidente – conclude l’avvocato – che se l’azienda darà  corso al licenziamento dei 19 lavoratori, per i 2500 operai in attesa di essere assunti lo spettro della disoccupazione si farà  più concreto».
Sul fronte politico, il segretario del Pd Bersani sottolinea che il vecchio piano “Fabbrica Italia” è «un giocattolo rotto» mai rimpiazzato da un nuovo progetto (parole che, per una volta, piacciono anche a Matteo Renzi); mentre l’Italia dei Valori (con Maurizio Zipponi) chiede al governo di convocare Marchionne. Contro le scelte del Lingotto si fanno sentire anche voci della Chiesa. «È un’assurdità , questa. L’uomo non è una merce che si può cambiare a nostro piacimento. Ogni uomo ha diritti inalienabili ai quali corrispondono anche doveri da parte delle istituzioni e della società », afferma il vescovo di Nola don Beniamino De Palma, intervistato ieri da Radio Vaticana.
«Non sono sacchi di patate, chi entra, chi esce – tuona il presule – tutti, assolutamente tutti devono avere diritto al lavoro, senza pericolose distinzioni. Ormai sono anni, anni di questo tira e molla», ricorda il vescovo che rimarca la preoccupazione della popolazione e auspica una ripresa del dialogo: «A noi interessa il lavoro, a noi interessa il territorio. Certamente, in questa confusione la criminalità  gioca e occupa tutti gli spazi».


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