Grillo, linea dura sui «ribelli» Via il consigliere piemontese

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La motivazione? L’incandidabilità  alle Regionali per essere stato consigliere comunale a Gaiola, in provincia di Cuneo, per due mandati, limite massimo per i grillini. La notizia ha diviso la base dei militanti. Il passato di Biolè è un fatto noto secondo alcuni attivisti, che indicano discussioni nei forum risalenti a fine 2009 e inizio 2010. Davide Bono, capogruppo dei Cinquestelle in Piemonte con cui Biolè si era scontrato per le frasi di Grillo su punto G e talk show, sottolinea su Facebook che Biolè era stato avvertito da mesi della possibilità  di espulsione, ma che il consigliere si era sottratto al confronto. Per questo — scrive Bono — era stata posta una «deadline» dopo «le elezioni siciliane». In realtà  la lettera dell’avvocato di Grillo con cui Biolè (che ieri ha annerito il suo profilo Facebook in segno di lutto) viene diffidato, è datata 6 novembre, due giorni dopo la presa di posizione del consigliere sul caso del consigliere comunale di Bologna, Federica Salsi, apparsa in tv a «Ballarò». Biolè aveva bollato le parole del leader come un «attacco machista». Bono aveva replicato: «Vergogna». Ieri il capogruppo ha sottolineato la presa di distanza da Biolè: «Si tratta ora di andare avanti e capire se Fabrizio vuole continuare ad essere una risorsa per il Movimento cinque stelle lasciando il posto al primo dei non eletti, oppure no, mandando a rotoli il lavoro di tre anni».
«Ho deciso di prendere qualche giorno di tempo per pensare a cosa fare», dice Biolè. Che spiega come la sua posizione fosse nota da sempre — «l’ho scritto nella mia dichiarazione di accettazione della candidatura» — e come fosse tornata in discussione anche a causa di un analogo caso a Bologna. «Nella zona di Cuneo mancavano esponenti e mi avevano cercato», svela il consigliere. E la Salsi commenta: «La situazione di Biolè era in bilico da tempo, poiché la sua candidatura era stata fatta in deroga alla regola dei due mandati. Non conosco le motivazioni per cui Grillo ha deciso di ritornare sui suoi passi e se vi sia stata una trattativa. Sarebbe opportuno che Grillo facesse chiarezza su questo». Per il «ribelle» Giovanni Favia si tratta di una «misura priva di ragionevolezza. Come si può equiparare un mandato sostanzialmente da volontari come consigliere in un comune di 500 abitanti con una legislatura in Parlamento o in Regione? Qual è la ratio e la proporzione», chiede il consigliere emiliano. Che attacca: «In questo caso togliendo il simbolo a distanza di oltre due anni la toppa è peggio del buco. Non si può fare o disfare usando il proprio umore, in mezzo ci sono le vite di persone pulite ed oneste».
Anche Beppe Grillo, ieri, in un post di commento alle primarie di centrodestra e di centrosinistra, ha parlato della democrazia interna al movimento. «Stranamente a nessuno è venuto in mente che esiste un movimento dove un qualsiasi cittadino (e non una ristretta cerchia di élite) possa venire eletto a rappresentante di altri cittadini (e non di lobby) — scrive il leader —. Anzi, questo movimento viene pure tacciato di dittatura. Complimenti all’informazione all’incontrario».


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