I principi della sharia diventano legge il colpo di mano dei Fratelli musulmani
IL CAIRO — Incurante delle proteste che scuotono tutte le piazze d’Egitto, delle contestazioni di laici e liberali, dei rappresentanti delle chiese cattoliche, degli appelli al dialogo venuti anche dai dotti islamici di Al Azhar, il presidente Mohammed Morsi ha imposto ieri il voto dell’Assemblea Costituente sulla nuova Carta costituzionale che imprime una svolta decisa all’Egitto verso una Repubblica islamica.
Dalla Costituente per le pressioni, le minacce e le imposizioni del nuovo potere islamista, da settimane si sono dimessi tutti i membri laici, fra loro anche l’ex segretario della Lega Araba Amr Moussa, il politico liberale Waheed Abdel-Maguid e due cristiani, facendo mancare così il quorum per l’approvazione. Ieri, con una mossa che trascende certamente le sue prerogative Morsi, ha fatto nominare 11 membri supplenti di questa Assemblea — cinque del suo Partito che già domina quest’organismo — per poter raggiungere quota 85 seggi e procedere così a spron battuto all’approvazione dei 234 articoli del testo. La votazione è andata avanti tutta la notte.
Una fretta dettata dal fatto che domenica la Corte Suprema sarà chiamata a decidere sulla legittimità di questa Assemblea. Le tappe forzate imposte da Morsi, servono a prevenire un possibile verdetto che sciolga quest’organismo, per questo sabato riceverà ufficialmente il testo votato in queste ore e indirà un referendum popolare che tra 15 giorni dovrà confermare la nuova Carta.
Una mossa che ha spinto l’opposizione a annunciare ieri sera uno sciopero generale e l’invito alla disobbedienza civile contro la nuova Costituzione.
La bozza riflette in larga misura la visione conservatrice degli islamisti della Fratellanza musulmana, con articoli che gli attivisti dei diritti umani, i liberali e i laici temono che porteranno a restrizioni ai diritti delle donne, delle minoranze e delle libertà civili in generale. L’articolo 2 che fa riferimento ai «principi della sharia » come fonte del diritto non è molto diverso rispetto alla vecchia Costituzione dell’era Mubarak, ma è integrato dall’articolo 219 che definisce quali sono i principi della legge islamica. Secondo il testo questi “principi” riflettono le dottrine teologiche del Corano, della Sunna — i precetti del profeta — e i pareri dei primi ulema dell’Islam, visione che apre la strada a un’interpretazione stretta della legge islamica. Un nuovo articolo prevede, poi, che Al Azhar, l’istituzione islamica più rispettata in Egitto, sia consultata su tutte le questioni relative alla sharia, una condizione che secondo i liberali e i laici metterà di fatto la magistratura sotto il controllo dei dotti islamici. Un altro stabilisce che lo Stato protegge «la vera natura della famiglia egiziana. .. e promuovere i suoi valori e la morale», frase che suggerisce il controllo e la censura dello Stato su forme d’arte come libri e film.
Il voto di ieri intensifica e accelera lo scontro che ha già gettato l’Egitto nel caos, tra Morsi e i Fratelli Musulmani da un lato e l’opposizione che si è scatenato la settimana scorsa quando il presidente si è dato poteri assoluti per neutralizzare la magistratura, l’ultimo ramo dello Stato non è ancora nelle sue mani. Ieri il presidente Morsi ha dato la sua versione sulle sue scelte in un’intervista a Time: «Stiamo imparando a essere liberi. Non lo abbiamo mai provato prima. Stiamo imparando a discutere, ad avere opinioni differenti, a diventare maggioranza o minoranza », ha detto, mostrandosi disponibile alla trattativa.
Parole che non sono bastate: l’opposizione prevede un’altra grande protesta per oggi a Tahrir. Mentre la Fratellanza ha cancellato un raduno di massa sempre al Cairo per oggi, i partiti salafiti hanno deciso lo stesso di manifestare. Il confronto nelle strade fa pericolosamente salire la tensione, spazi per una mediazione per ora non sono
visibili.
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