Iran e Stati uniti «si devono parlare» Anche la Russia spinge per il dialogo

by Sergio Segio | 13 Novembre 2012 8:58

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Serghei Ryabkov, viceministro degli esteri russo, non è l’unico a pensare così nel giro della diplomazia internazionale. Ma è probabilmente il primo rappresentante di una potenza mondiale a dirlo in modo esplicito, con nome e cognome: «Contatti informali sono in corso, ma colloqui diretti sono possibili», ha detto Ryabkov al Financial Times (che ieri riportava queste dichierazioni in prima pagina). Ryabokov è il capo dei negoziatori russi ai colloqui tra l’Iran e sei potenze mondiali, ripresi all’inizio di quest’anno ma di fatto in stallo dall’estate. «Vogliamo qualunque cosa ci porti fuori da questa palude», ha detto.
La Russia non sarebbe contraria a tali contatti, ha aggiunto, che siano paralleli o separati dai colloqui con le sei potenze mondiali: «Non diremmo una parola in contrario. Certo, vorremmo essere informati del contenuto di tali colloqui».
E’ un ulteriore segnale che qualcosa forse si muove, nelle relazioni tra l’Iran e le potenze mondiali. Da un lato il prossimo incontro tra le sei potenze e l’Iran, in data da definire tra fine novembre e dicembre, potrebbe vedere nuove proposte sul tavolo: diplomatici europei coinvolti nel negoziato parlano di un pacchetto che include sospendere alcune delle sanzioni esistenti e altri incentivi all’Iran, se questo ridurrà  la quantità  di uranio arricchito in suo possesso.
Questo andrebbe nella direzione della proposta già  presentata dai negoziatori iraniani (ma finora rifiutata, in particolare da Washington) basata su concessioni reciproche, «passo dopo passo»: dove l’Iran sarebbe disposto a sospendere gradualmente l’arricchimento di uranio al 20% (quello necessario per la ricerca medica, ma in teoria anche base per una futura conversione a usi bellici) in cambio di concessioni da parte occidentale, a cominciare da alleggerire le sanzioni.
La vera novità  però sarebbe un dialogo diretto tra Tehran e Washington, evocata di recente da diverse fonti. Perché è dagli Stati uniti in primo luogo che l’Iran aspetta una serie di garanzie di sicurezza: e la prima è che Washington non cerchi un «regime change», un cambiamento di regime i posto dall’esterno con azioni di forza.
Secondo indiscrezioni raccolte dal New York Times contatti tra le due capitali sono già  avvenute e preludevano a incontri formali dopo le presidenziali americane. Le indiscrezioni erano state smentite da sia da Washington che da Tehran, anche se entrambe non hanno escluso che un dialogo sia possibile. Ora che Barack Obama è riconfermato presidente degli Stati uniti, può diventare realtà .. Le dichiarazioni del viceministro russo lo confermano.
Da parte iraniana non ci sono dichiarazioni formali circa un possibile contatto diretto e formale con gli Stati uniti. In via ufficiale l’establishment iraniano ha sempre dichiarato che contatti diretti sono benvenuti «ma su un piano di parità ». Diplomatici iraniani privatamente dicono che il dialogo è possibile ma «sta agli Stati uniti crearne i presupposti», ad esempio cominciando ad alleggerire le sanzioni.
Una voce non ufficiale ma assai autorevole nell’ambito della diplomazia iraniana, il sito IranDiplomacy, è più deciso: «l’Iran e gli Stati uniti devono parlarsi», titolava giorni fa con un editoriale di Sadegh Kharrazi, ex ambasciatore iraniano (tra l’altro a berlino e a Parigi negli anni dell’amministrazione Khatami) e estensore di una famosa proposta di dialogo ad ampio raggio con gli Stati uniti, formulata nel 2003 ma lasciata senza risposta da parte americana.
Fin qui i segnali positivi. Sullo sfondo, restano tutte le minacce note. Ieri l’Iran ha lanciato esercitazioni militari nella metà  orientale del paese, che inclusono la «più ampia esercitazione aerea» mai realizzata, dice Press Tv (il canale satellitare in inglese della Tv di stato): «un ammonimento a coloro che minacciano l’Iran», ha detto un portavoce. Questo dopo che il Pentagono la scorsa settimana ha detto che forze iraniane hanno aperto il fuoco su un suo drone che sorvolava acque internazionali, il 1 novembre – e l’iran ha ribattuto di aver sparato a un drone usa che violava il suo spazio aereo. Marina Forti

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