La Corte dei conti accusa il Viminale “Troppi gli appalti senza controlli”

Loading

E bisogna leggersele tutte le 113 pagine dell’ultimo “Referto sulla gestione delle opere segretate” dei magistrati contabili, relativo a 26 lavori appaltati dal Viminale e dalla Difesa dal 2000 al 2007 per un valore di circa 300 milioni di euro (tra cui la discussa Scuola dei Marescialli di Firenze per cui sono stati condannati di recente Balducci & C), per capire le dimensioni e i confini dell’abuso. A cominciare dal «generalizzato ricorso alla segretazione che per legge dovrebbe invece essere limitato a casi speciali», dalla sistematica «insussistenza dei requisiti di indifferibilità  e urgenza» delle opere per cui si è disposta la segretezza, dal fatto che a decretarla «quasi sempre siano semplici dirigenti e non, come vorrebbe la legge, il ministro in persona». Lavori che hanno, al Viminale, un centro propulsore. Quella Direzione centrale dei servizi tecnico-logistici di cui l’attuale vice-capo della Polizia il prefetto Nicola Izzo è stato direttore dal dicembre del 2005 al febbraio 2008, prima di lasciare il posto ai colleghi da lui indicati, Iurato e Maddalena.
Un appalto pubblico segretato (opzione prevista dalla legge 109/94) fa gola, scatena gli appetiti di molti: significa poter derogare alle norme di affidamento dei contratti pubblici e quindi selezionare l’azienda costruttrice da una lista riservata e con procedura privata, significa eliminare ogni controllo preventivo sull’andamento dei costi e delle varianti in corso d’opera, lasciandone solo uno successivo alla Corte dei Conti, quando ormai il denaro pubblico è stato speso. È stata disposta la procedura segretata, si legge nella relazione della Corte dei Conti, anche per l’adeguamento di opere civili e impianti dell’aula magna e del terzo piano dell’Istituto Superiore Antincendi a Roma. Un appalto datato 2004 del valore di 3 milioni di euro, per il quale «non esistevano requisiti di urgenza — scrive il magistrato contabile Angelo Mandarelli — e la segretazione è stata disposta non dal ministro, ma dal capo dipartimento ». Stesso giudizio per la nuova sede del Centro Aviazione dei Vigili del Fuoco di Ciampino, costato 5 milioni di euro e segretato «senza motivo». Oltretutto con una variante in corso d’opera che ha fatto lievitare il prezzo per l’amministrazione pubblica del 37 per cento. Costi approvati dal giorno alla notte, quando invece «avrebbero dovuto comportare una nuova dichiarazione di segretazione e una nuova gara».
Lo stesso è accaduto per il Centro polifunzionale di Montelibretti (a decidere che quell’opera dovesse avere i crismi della segretezza è stato in questo caso il capo dipartimento dei Vigili del Fuoco), il distaccamento dei pompieri a Birgi e Subiaco, la stazione dei Carabinieri “Barriera Piacenza”. Se nessuno ficca il naso, è facile accumulare ritardi e opacità  nella gestione. È facile dichiarare ad esempio nel 2003 che «la sistemazione delle aree del nuovo comando provinciale dei Vigili del
Fuoco a La Spezia è urgente e indifferibile », stanziare di corsa 2,4 milioni di euro sotto l’egida dell’opera segretata e poi aspettare 2 anni per consegnare i lavori alla ditta. Ma non erano urgenti?
«Ritardi ingiustificati», si legge nella relazione, come nei casi del Centro didattico regionale a Dalmine, la Caserma di La Spezia, l’edificio del gruppo sommozzatori a Roma, i comandi provinciali dei pompieri a Genova e Viterbo. Se nessuno controlla, tutto è possibile, nessuno si lamenta. Porta la firma di Nicola Izzo un documento riservato datato dicembre 2005, rivelato da Repubblica lo scorso anno, nel quale l’allora direttore centrale chiedeva al ministero delle Infrastrutture di redigere un progetto per ristrutturare con 500 mila euro (già  finanziati) la sede dell’alloggio del direttore Interregionale della Polizia di Stato presso il complesso Forte Ostiense. Nel progetto era prevista la costruzione di un muro di cinta, di un eliporto e di altre cose. Niente di tutto questo è stato realizzato. Ma nessuno ha chiesto spiegazioni al prefetto Izzo.


Related Articles

Carminati, dai neri alla Magliana: sono il Re, vedi che gli combino

Loading

«È uno di quelli cattivi —, dice a proposito di Carminati uno degli imprenditori collusi con la presunta associazione mafiosa —. Questi c’hanno i soldi pe’ fà una guerra, ai tempi d’oro hanno fatto quello che hanno fatto… Quando te serve una cosa vai da lui, non è lui che viene da te»

Come il guru ha perso il tocco magico

Loading

GRILLO. Se il tempo della finanza in età globale è il nanosecondo, quella della politica postmoderna in chiave nostrana potrebbe essere tre mesi; quanto separa le elezioni politiche di questo febbraio dalle amministrative di maggio. La sequenza in cui si è consumata – dall’ascesa alla caduta – l’avventura di Beppe Grillo quale alfiere dell’altrapolitica.

Rischio Italia, crescono il potere dei mercati e la solitudine dello Stato

Loading

Spread. Mentre di giorno in giorno cresce il peso del «servizio del debito» sulla spesa pubblica del Paese. Soldi sottratti ai cittadini che finiscono nelle mani di chi compra il nostro debito

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment