Lavoratori in carcere: meno di 1 detenuto su 5. Mai così pochi dal 1991

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ROMA – Meno di un detenuto su cinque svolge attività  lavorativa in carcere e meno di un quarto frequenta la scuola o la formazione professionale. Nel suo rapporto “Senza dignità ”  l’associazione Antigone evidenzia che nel primo semestre 2012 a lavorare sono stati 13.278 detenuti, “una cifra assai inferiore rispetto al numero dei condannati, che al 30 giugno erano 38.771, ai quali l’amministrazione ha l’obbligo di garantire un’occupazione retribuita”. È la percentuale più bassa dal 1991.
Il calo è dovuto soprattutto ai tagli: negli ultimi anni è venuto a mancare il 71% dei fondi per le mercedi, passati dagli 11 milioni del 2010 ai 9.336.355 euro del 2011 ai 3.168.177 euro del 2012. Nella maggior parte dei casi le buste paga dei detenuti non superano i 30 euro mensili. La forbice è passata ovunque: a Regina Coeli nel 2011 il budget era di 611mila euro, sceso a 476 mila nel 2012. A Teramo si è passati dai 300 mila euro del 2011 agli attuali 241 mila. Il Nuovo Complesso di Rebibbia a maggio 2005 contava 358 lavoranti, scesi a 220 ad aprile 2012, mentre alla Reclusione di Rebibbia il budget di 650 mila euro l’anno si è ridotto del 32% nel triennio 2009-2011 e di un altro 34% nel 2012: adesso. A Latina nel 2012 il taglio è stato del 50%. Infine a Fermo la casa di reclusione con i suoi 87 detenuti (di cui 78 condannati), ha a disposizione per l’anno in corso, per le paghe dei lavoranti, 5 mila euro mensili, mentre ad Ancona Montacuto 190mila euro servono per le mercedi di circa 400 detenuti, 129 dei quali definitivi.

Qualcosa sembrò muoversi lo scorso giugno quando il ministro della Giustizia Paola Severino, in visita agli istituti di pena colpiti dal terremoto, parlò di impiegare i detenuti nella ricostruzione. Ne è seguito un protocollo d’intesa con Anci e Dap per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità  da parte di soggetti in stato di detenzione. Ma qui nascono i problemi perchè “come si legge nello stesso sito del ministero, il lavoro di pubblica utilità  consiste nella prestazione di un’attività  non retribuita a favore della collettività  – precisa Antigone -. Il protocollo, dunque, non offre soluzioni utili per garantire occupazione alla popolazione detenuta”.
Sempre sul fronte lavorativo, il progetto “Sostegno al reddito” della cassa delle ammende è arrivato a rimpiazzare la legge Smuraglia che ha esaurito i fondi (per il 2011 è stato stanziato un importo di 1.075.840,82 euro). “Altri ventotto progetti sono stati approvati o rinnovati quest’anno dalla cassa delle ammende – sottolinea il rapporto -. Uno di essi è relativo a interventi di ristrutturazione edilizia che coinvolgono sedici istituti”.
Gli ultimi dati relativamente ai detenuti studenti risalgono invece all’anno scolastico 2010/2011. Dei 67.961 reclusi presenti in carcere a fine 2010, 15.708 erano impegnati in attività  scolastiche e solo in 7.015 hanno portato a termine un percorso di studio. A fine 2011, a fronte di 66.897 detenuti, solo 2.434 erano iscritti a corsi di formazione professionale. (gig)

 

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