Legge sull’invecchiamento attivo e Fondo non autosufficienza: le richieste delle associazioni

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ROMA – Una legge quadro sull’invecchiamento attivo, che riconosca l’impegno sociale e civile delle persone anziane nel nostro paese e che metta nero su bianco “che non sono un peso ma una risorsa”. Ma anche “istituire finalmente un Fondo per la non autosufficienza, degno di questo nome”. Lo chiedono con forza le tre associazioni più rappresentative degli anziani Auser, Anteas e Ada, che oggi a Roma hanno organizzato un incontro nazionale sul tema dal titolo “Invecchiamento attivo e rapporto intergenerazionale”.

“Chiediamo una legge che riconosca l’impegno degli anziani sia nel volontariato che nell’ambito della promozione sociale, e che ne sottolinei il grande ruolo nella società  – afferma Michele Mangano, presidente di Auser – . Dobbiamo porre al centro anche il rapporto con i giovani, che non è solo di solidarietà  ma di reciprocità , cioè di reciproca opportunità ”. Nirvana Nisi, presidente di Ada, ha sottolineato che l’anno dell’invecchiamento attivo sta per finire, ma se a livello locale il fermento delle associazioni è stato tanto “da parte del Governo non abbiamo visto nulla”. “È stata emanata una Carta nazionale, che tratta solo l’aspetto lavoristico – aggiunge – mentre per noi è indispensabile l’attenzione per questa categoria di persone, sempre in aumento. Speravamo in una legge, che però non ci sarà ”. Per Arnaldo Chianese, presidente di Anteas, bisogna uscire dall’idea che l’invecchiamento sia solo un’emergenza. “Bisogna sfatare l’idea che la longevità  mette a rischio la società  – afferma – bisogna invece ristrutturare il sistema di Welfare, che va rinnovato e istituire finalmente un Fondo per la non autosufficienza, degno di questo nome. Sull’invecchiamento attivo ci sono solo due o tre leggi regionali, ma non vediamo l’impegno del Governo a legiferare su questo tema”.

All’incontro era presente anche il sottosegretario alle Politiche sociali Maria Cecilia Guerra, che “il mondo degli anziani non è mondo separato” e che “bisogna guardare a questi temi non solo attraverso impegni finanziari, ma modificando l’organizzazione della società , perché ci sia più spazio per queste persone e sia possibile valorizzarne le attività ”. (ec)

 

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