L’Ilva annuncia chiusura stabilimenti ma la Fiom agli operai: “Restate al lavoro”

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L’Ilva chiude Taranto e tutti gli stabilimenti che Taranto rifornisce d’acciaio. Lo ha annunciato l’azienda dopo aver comunicato ai sindacati lo stop immediato di mezzo stabilimento pugliese, nel giorno in cui sono scattati altri sette arresti per la vicenda dell’Ilva e il sequestro dei prodotti della fabbrica tarantina. Un provvedimento che per il gruppo rende “ineluttabile” la chiusura dell’Ilva a Taranto, ma anche quella di tutti gli stabilimenti del gruppo in Italia: Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica”. Una “catastrofe” che ha costretto il governo, sollecitato da sindacati e mondo della politica, a convocare per giovedì alle 15 a Palazzo Chigi le parti sociali e le istituzioni locali.

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Dopo l’annuncio, immediata si è fatta sentire la voce della Fiom che ha invitato gli operai a non lasciare il proprio posto di lavoro. Lo stabilimento è di fatto occupato. “L’azienda ha comunicato che da stasera fermano gli impianti di tutta l’area a freddo – ha detto il segretario della Fiom Cgil di Taranto Donato Stefanelli – noi invitiamo invece i lavoratori che devono finire il turno a rimanere al loro posto e a quelli che montando domani mattina di presentarsi regolarmente”. Gli operai sono rimasti dentro, fuori i presidi dei colleghi. Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha parlato apertamente di “conflitto” tra il risanamento disposto con l’autorizzazione Aia rilasciata dal ministero e la decisione della magistratura e chiede verifiche. La Confindustria parla di “accanimento giudiziario”.

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LO STOP AGLI IMPIANTI TARANTINI – Con una nota l’azienda ha disposto a partire dal turno serale la sospensione di tutte le attività  lavorative negli impianti dello stabilimento siderurgico tarantino che non sono sottoposti a sequestro. “La conseguenza è che gli operai di questi impianti, dell’area a freddo del colosso, saranno collocati in ferie”, spiega Mimmo Panarelli, segretario provinciale della Fim. Il provvedimento riguarda la parte di impianti ancora nella disponibilità  e sotto la gestione diretta dell’azienda. L’Ilva infatti non può prendere decisioni sui sei reparti finiti sotto sequestro lo scorso luglio. La decisione riguarderebbe circa 5000 operai. Domani pomeriggio è previsto un nuovo incontro tra direzione e sindacati. Ma la situazione sembra precipitata: i presidi andranno avanti per tutta la notte, mentre si attende “l’onda” dei lavoratori del primo turno delle 6, quello più numeroso. L’orientamento degli operai è quello di organizzare un presidio anche all’esterno ma c’è chi preme per una mobilitazione per portare la protesta a Roma.

ILVA: VERSO CHIUSURA DI TUTTI GLI STABILIMENTI DEL GRUPPO – Il provvedimento di sequestro emesso dal Gip di Taranto, comporterà  “in modo immediato e ineluttabile l’impossibilità  di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attività  nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attività , dalle forniture dello stabilimento di Taranto”. Lo sottolinea l’azienda in una nota. Il provvedimento di sequestro – si legge ancora – “si pone in radicale e insanabile contrasto rispetto al provvedimento autorizzativo del ministero dell’Ambiente: lo stabilimento è autorizzato all’esercizio dell’attività  produttiva dal decreto del ministero dell’Ambiente in data 26.10.2012 di revisione dell’Aia”.

“NON C’E’ PERICOLO PER LA SALUTE PUBBLICA” – A Taranto non c’è “un pericolo per la salute pubblica”, ribadisce Ilva che ha messo “a disposizione sul proprio sito – spiega l’azienda nella nota – le consulenze, redatte dai maggiori esponenti della comunità  scientifica nazionale e internazionale, le quali attestano la piena conformità  delle emissioni dello stabilimento di Taranto ai limiti e alle prescrizioni di legge, ai regolamenti e alle autorizzazioni ministeriali, nonché l’assenza di un pericolo per la salute pubblica”. Ribadita “con forza l’assoluta inconsistenza di qualsiasi eccesso di mortalità  ascrivibile alla propria attività  industriale, così come le consulenze epidemiologiche sopraccitate inequivocabilmente attestano”.

IL PROVVEDIMENTO DELLA MAGISTRATURA – L’area a freddo consiste nei tubifici, rivestimenti, laminatoi, treni nastri e treno lamiere. La Procura ha sequestrato ‘coils’ e lamiere, prodotti nelle ultime settimane in quanto li ritiene ‘provento e profitto di attività  penalmente illecità , quella cioè derivata dagli impianti dell’area a caldo, altiforni e acciaierie, che dal 26 luglio scorso sono sotto sequestro senza facoltà  d’uso con l’accusa di disastro ambientale. L’Ilva, dicono i pm, non poteva produrre dopo il sequestro e il fatto che abbia continuato a farlo è un illecito. Di qui il blocco dei prodotti derivati da quest’attività . Per l’area a freddo, causa la crisi di mercato, l’Ilva aveva già  fermato alcuni impianti nei giorni scorsi come il treno lamiere e il rivestimento tubi, ai quali si è aggiunto dalla fine della scorsa settimana anche il tubificio due. Per effetto di questa fermata, già  700 lavoratori erano in ferie forzate in attesa che l’Ilva definisca con i sindacati metalmeccanici un accordo sulla cassa integrazione ordinaria, già  chiesta per 2mila unità . Adesso, invece, a valle del sequestro disposto dalla magistratura, l’Ilva ha deciso di fermare tutta l’area a freddo e quindi più impianti. Il calcoli parlano appunto di 5mila lavoratori interessati dallo stop.

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