L’Italia minaccia il veto sul budget Ue

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BRUXELLES — Il governo di Mario Monti annuncia di essere pronto a esercitare il decisivo diritto di veto, se dovessero rimanere le pesanti penalizzazioni per l’Italia emerse nella trattativa sul bilancio dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020. Lo ha reso noto il ministro degli Affari europei Enzo Moavero a margine dei negoziati in corso a Bruxelles, che ancora dividono nettamente i 27 Paesi membri su quanto contribuire singolarmente al trilione di euro (mille miliardi) richiesto e su come poi ripartirsi i fondi Ue.
Il Regno Unito e l’Austria hanno minacciato il loro veto se non si concordasse una forte riduzione dell’esborso proposto dalla Commissione europea (1.033 miliardi di euro). L’Italia però vuole evitare che i tagli la colpiscano in un periodo di assoluto bisogno. Anche la Francia difende le sovvenzioni per la sua agricoltura. Ma il presidente stabile del Consiglio dei governi, il belga Herman Van Rompuy, starebbe pensando di aumentare da 75 a 90-100 miliardi di euro la sua proposta di riduzione del bilancio, andando incontro alle richieste di vari Paesi membri del Nord e colpendo le aspettative italiane soprattutto nei contributi per l’agricoltura e nei fondi per la coesione. Svanirebbero diversi miliardi di euro. Inoltre i contribuenti italiani dovrebbero continuare a farsi carico del discusso sconto al Regno Unito sui versamenti all’Ue (esteso ad altri Paesi del Nord).
Moavero ha ipotizzato che l’Italia potrebbe chiedere uno sconto come quello britannico. E ha ribadito che già  nel Consiglio straordinario dei capi di stato e di governo, in programma giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles proprio per concordare il bilancio Ue, il premier Monti potrebbe opporre il veto qualora restasse «la fotografia» attuale della trattativa con troppe penalizzazioni inique. «Se lo scenario ci porta all’ipotesi più estrema, sarà  il presidente del Consiglio a decidere, ma credo che sia proprio difficile poter dare il nostro accordo», ha affermato il ministro degli Affari europei. Il governo Monti, per non rischiare le ricadute anche politiche di una eventuale sconfitta dell’Italia nel summit Ue, potrebbe preferire il rinvio utilizzando il tempo ancora disponibile (fino a marzo 2013).
Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, a Bruxelles per l’Eurogruppo sul caso Grecia, ha smentito gli annunci del governo di Berna sulla conclusione dell’accordo fiscale Italia-Svizzera entro fine anno ed escluso che possa diventare «un condono o una amnistia» per gli evasori delle tasse italiani con capitali nascosti dietro il segreto delle banche elvetiche. Secondo Grilli nel negoziato in corso «ci sono ancora problemi per quanto concerne trasparenza, scambio di informazioni e l’antiriciclaggio». Il ministro ha smentito le stime sui possibili introiti fiscali fatte circolare da Berna e si è impegnato a evitare che le banche svizzere possano aiutare a svicolare la tassazione come con la direttiva Ue sui depositi dei cittadini europei. Se poi il Parlamento tedesco dovesse bocciare l’accordo fiscale Germania-Svizzera, contestato dall’opposizione socialdemocratica e dai verdi, anche a Roma ne trarrebbero le conseguenze.
Nell’Eurogruppo il ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici ha appoggiato la conclusione di un accordo almeno politico sui nuovi fondi necessari alla Grecia per evitare l’insolvenza. Ma il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schà¤uble ha continuato a frenare sugli esborsi aggiuntivi provocati dall’allentamento del piano di riduzione del debito per un Paese stremato dalle misure di austerità  e da sei anni di recessione. Soprattutto il direttore del Fmi di Washington, la francese Christine Lagarde, non gradisce i due anni in più al governo di Atene per riportare il debito al 120% del Pil rispetto al previsto 2020. La riunione si è estesa nella notte.
Ivo Caizzi


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