Merkel, il target esagerato della sinistra portoghese

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LISBONA. Domani Angela Merkel sarà  di passaggio da Lisbona, una visita che se pur breve, appena 5 ore, è fortemente enfatizzata dai media. che lo considerano come un possibile momento di svolta che, si spera, possa portare a un ammorbidimento nelle politiche di austerità .
L’oramai ex leader del Bloco de Esquerda Francisco Louà§à£ va all’attacco con accuse pesantissime nei confronti della Cancelliera e annuncia manifestazioni e mobilitazioni. Mario Soares, leader storico del socialismo portoghese si spinge oltre e accusa la Germania di volere distruggere l’Europa per la terza volta in un secolo.
Gli animi si surriscaldano, o forse vengono surriscaldati ad arte. La polizia soffia sul fuoco: non possiamo non tenere in conto la possibilità  di possibili attentati e quindi il percorso per le strade della capitale portoghese della comitiva tedesca verrà  tenuto segreto.
Ancora una volta si persevera negli errori attribuendo ai “tedeschi” molte più responsabilità  di quelle che effettivamente vanno a loro ascritte, ma si sa, sono un target facile, soprattutto a sinistra, ora che sono diventati il paese più influente all’interno dell’Unione. Eppure l’intransigenza teutonica non basta a spiegare tutto, anzi, forse guardare a Berlino non aiuta a capire perché a Sà£o Bento, sede ufficiale del Primo Ministro, siano state prese decisioni che hanno portato all’attuale catastrofe.
I toni, pur con sfumature differenti, sono improntati al più esacerbato nazionalismo. Il Portogallo, da sinistra, è visto come una sorta di Davide che si trova a dovere combattere contro Golia. Chissà  forse saranno i retaggi di uno dei miti fondatori della restaurata patria: il Sebastianismo. Dom Sebastià£o, re senza eredi del regno portoghese, muore nel 1578 sui campi di battaglia di Alcacer Quibir combattendo contro gli infedeli. Per un complesso gioco di matrimoni il re di Castiglia riassume le corone dei due regni iberici e i lusitani perdono la loro libertà . Leggenda vuole che in un giorno di nebbia il re Dom Sebastià£o tornerà  restituendo autonomia e prosperità  divenendo così simbolo di riscossa e risorgimento.
Ecco, questo è il sebastianismo e questo è il modo assolutamente deresponsabilizzante con cui a sinistra guarda al mondo, eppure dovrebbe essere evidente che le responsabilità  “domestiche” sono ben maggiori di quelle straniere.
La deindustrializzazione feroce portata avanti negli anni ottanta dall’attuale presidente della Repubblica Annibal Cavaco Silva e lo spreco degli ingenti finanziamenti europei sono due delle maggiori cause dell’attuale ritardo economico. Ma c’è anche la corruzione che assorbe tutto e rende impossibile qualsiasi programma di sviluppo e così quei soldi, che tanto avrebbero potuto, sono stati “investiti” nella costruzione di una rete di strade e autostrade sproporzionata rispetto alle effettive esigenze. Infine ci sono i drammatici livelli di sperequazione tra ricchi e poveri che in Portogallo raggiunge dimensioni da terzo mondo.
L’Unione Europea ha investito sullo sviluppo portoghese, ha investito tanto e i soldi sono stati per lo più sprecati in progetti faraonici e inutili, come si dice da queste parti, para os ingleses ver, per mostrare al mondo che quel paese arretrato che usciva dal giogo della dittatura era finalmente diventato un paese moderno.
E il sistema bancario? Non sono forse i governi portoghesi, di destra e di sinistra, che hanno colpevolmente chiuso entrambi gli occhi e permesso che qualsiasi tipo di truffa fosse commessa senza che il Banco de Portugal mettesse naso? Non sono forse i governi portoghesi che hanno permesso ai cittadini di indebitarsi fin sopra i capelli? Non sono forse le banche che hanno imposto a un riluttante governo di chiedere aiuti alla Troika?
Ma non ci sono solo responsabilità  antiche, ce ne sono di ben più recenti. Quando nei momenti concitati dell’attacco speculativo del primo trimestre del 2011 le sinistre non hanno saputo dare una risposta unitaria lasciando cadere il governo Socrates e aprendo così le porte al “salvataggio” esterno. Socrates, primo ministro socialista, è stato messo sulla graticola da destra e da sinistra sembrava quasi la personificazione del male. In particolare a sinistra si gridava: basta con il governo Socrates e così il governo è caduto e si è visto come è andata a finire.
La sinistra dovrebbe spiegare in modo chiaro perché non abbia fatto propria la proposta di bilancio presentata dal sindacato poche settimane fa e che avrebbe potuto, questa sì, rappresentare una buona e concreta piattaforma di lotta. La Cgtp sa bene che in questo momento non si può prescindere da quelle tranches, certo una rinegoziazione del debito, ma fino a che non ci sarà  una rinegoziazione, dicono quelli del sindacato, i 6 miliardi di cui il governo ha bisogno, andate a prenderli nelle tasche dei ricchi.
Negli anni settanta c’era chi auspicava la via albanese al comunismo, ora che il regime albanese non c’è più, la via nazionale al socialismo sembra andare ancora per la maggiore, come se in un mondo globalizzato un paese fragile come il Portogallo potesse sopravvivere. E poi sopravvivere come? Lunedì durante la visita della Merkel ci saranno sicuramente numerosi scontri, si urlerà  contro la polizia, contro il governo fascista, contro gli Ufo e chissà  quale altro colpevole, ma intanto gli incidenti, provocati dai manifestanti, allontaneranno dalla politica partecipata intere fette di popolazione. Alvaro Cunhal, leader storico del comunismo lusitano, definiva sprezzantemente questo atteggiamento definendolo come semplice «radicalismo piccolo borghese».
A sinistra si grida orgogliosamente no pasaran ma alla fine sono sempre passati, occorre allora guardarsi dentro e capire una volta per tutte che è la strategia ad essere sbagliata: se in 40 anni di democrazia i risultati sono questi allora è innegabile che qualche cosa sia andato storto. Se non si è mai riusciti a contare nei processi di decisione politica significa che si è perdenti e la morale, si sa, in politica non è mai una giustificazione.


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