Monti sul caso Ilva «L’economia rischia 8 miliardi l’anno»

by Sergio Segio | 30 Novembre 2012 7:27

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TARANTO — «Abbiamo sentito in maniera carnale il dolore per la città  di Taranto». «Siamo impegnati nella soluzione della vicenda Ilva per evitare un impatto negativo sull’economia stimato in 8 miliardi l’anno». «È prioritaria la tutela della salute e dell’ambiente».
Soffia ancora un vento di bufera a Taranto, mentre a Roma il premier, Mario Monti, annuncia così per oggi l’arrivo di un decreto ad hoc per l’Ilva: l’acciaieria alla quale la magistratura ha imposto stop alla produzione prima del risanamento e alla vendita della merce, facendo paventare all’azienda la chiusura. Monti promette di coniugare lavoro e salute, trasformando l’Aia in legge.
«Nessuna intenzione di porci in contrasto con la magistratura», assicura, al vertice a Palazzo Chigi, rassicurando il presidente Ilva, Bruno Ferrante («a rischio chiusura anche il sito di Genova»), il ministro dello Sviluppo Passera («Si va verso il blocco dell’intera filiera»), quello dell’Ambiente Clini che parla di tre miliardi per il risanamento e in serata a Servizio Pubblico anticipa «stiamo lavorando affinché si possa riprendere la produzione a patto che l’Ilva investa nel risanamento. Se ciò non dovesse avvenire studiando un meccanismo grazie al quale possa avvenire anche senza la famiglia Riva». Ma come evitare lo scontro se l’Aia per decreto concederebbe due anni di emissioni nocive in più? In procura a Taranto c’è preoccupazione.
«Noi taciamo e pensiamo a lavorare in silenzio», si sottrae alle polemiche il procuratore Franco Sebastio. «L’Ilva è una croce che ci portiamo addosso e del cui peso saremmo lieti di essere sgravati», ha detto più volte. Nei corridoi si colgono mezze frasi: «Chi glielo andrà  dire ai cittadini esposti a rischi di gravi malattie dovete pazientare?». E sconcerto per una norma: «Su misura per un’azienda il cui proprietario è agli arresti e il figlio irreperibile».
Al timore di strappi costituzionali dà  voce il sostituto Maurizio Carbone, segretario dell’Anm: «Leggeremo il decreto. Ma la salute è un diritto che viene prima di ogni altro. Soluzioni che volessero privilegiare solo il diritto al lavoro, vanificando provvedimenti fondati su reati gravissimi di pericolo, come il disastro ambientale, ci genererebbero perplessità ». «Una legge che prevede la sospensione di un sequestro non si è ancora mai vista. Non vorrei fosse un’invasione di campo al contrario». «Siamo pronti a portare tutto di fronte alla Corte Costituzionale», anticipa il ministro Clini.
Ma l’idea del conflitto è scartata da Palazzo Chigi. L’Anm, in una nota, auspica «ogni sforzo» per trovare soluzioni «fuori da ogni logica di scontro» ma anche «nel pieno rispetto delle attribuzioni che la Costituzione assegna alle autorità  politiche e alla giurisdizione».

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