New York non è più delle gang Un giorno intero senza violenze

by Sergio Segio | 30 Novembre 2012 7:48

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NEW YORK — Alle 22 e 25 di domenica un uomo è stato gravemente ferito alla testa nel malfamato quartiere di Bedford-Stuyvesant, a Brooklyn. E alle 11 e 20 di martedì un 27enne è finito al pronto soccorso dopo essere stato colpito da una raffica di proiettili all’incrocio di Ralph e Flatlands Avenue, sempre a Brooklyn. La notizia è finita sulle prime pagine dei giornali Usa.
«Il 26 novembre 2012 passerà  alla storia come il primo giorno in cui a New York non si è registrato neppure un crimine violento», esulta in un intervista al Daily News il portavoce della polizia di New York Paul Browne, «nessuno ha sparato, accoltellato o aggredito qualcuno nei cinque borough di New York. Un evento», precisa, «di cui al Nypd non s’aveva memoria».
In una città  un tempo considerata tra le più pericolose al mondo, qualcuno parla già  di miracolo. «Un’anomalia statistica», la definisce il New York Times, «per una metropoli di oltre 8 milioni di abitanti». Eppure quelle 36 ore “crime free” sono in perfetta sintonia con un trend che negli ultimi anni ha visto una drammatica riduzione nell’incidenza di crimini violenti a New York.
Da gennaio a oggi si sono registrati 366 omicidi contro i 472 del 2011: il numero più basso dagli anni 60. E anche il numero dei feriti è passato dai 4.967 del 1994 al 1.514 di quest’anno in una città  dove gli over-40 non hanno dimenticato il clima da Far West degli anni 90. Quando, nonostante la «tolleranza zero» dell’allora sindaco repubblicano Rudy Giuliani, si registrò il record di ben 2.300 omicidi. «New York allora viveva nel terrore», spiega lo storico delle forze dell’ordine Tom Repetto, autore di «American Police, 1945-2012». «Nelle scuole si conducevano esercitazioni anti crimine, per insegnare agli studenti a riparare sotto i banchi in caso di sparatoria». «Negli anni 70 e 80 era ancora peggio», gli fa eco Michael Cronin, studioso della polizia newyorchese, «uscire di casa era un rischio».
L’attuale declino dei crimini è ancora più sorprendente se si pensa che città  come Chicago e Filadelfia hanno tassi di omicidi ben superiori, se rapportati al numero di abitanti. A dar retta al sindaco di New York Michael Bloomberg il merito va tutto alla politica dello «Stop and Frisk» che autorizza la polizia a fermare e perquisire in strada chiunque si sospetta abbia commesso o stia per commettere un reato.
Nell’ambito della sua crociata anti-Nra, chiunque venga trovato in possesso di un’arma da fuoco rischia fino a 15 anni di carcere, contro solo 15 giorni e una multa per un coltello. La pratica è stata criticata aspramente dalla «New York Civil Liberties Union» (Nyclu) secondo cui lo scorso anno un numero straordinario di persone innocenti — soprattutto minoranze — ha subito perquisizioni in strada. Lo conferma lo stesso rapporto della polizia: il 54 per cento delle persone fermate è di colore, il 33 di origine ispanica, il 9 bianco e il 3 asiatico. «È uno strumento che logora le relazioni tra la comunità  di minoranze e le forze dell’ordine», punta il dito la Nyclu. Ma, per quanto controversa, la pratica avrebbe prodotto un declino significativo di omicidi. «Ha modificato la cultura criminale di New York», scrive il Daily News, «perché i delinquenti sono più propensi ad andare in giro con un coltello che con una pistola».
Alessandra Farkas

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