Obama: ora paghino i ricchi

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NEW YORK. «Il popolo americano ha votato per l’azione, non per la politica». Nel suo primo, stringatisssimo discorso al paese, dopo la rielezione, Barack Obama ha ufficialmente invitato i repubblicani a lavorare insieme per il futuro. La prima sfida, e l’unica per ora di cui il presidente ha parlato, scocca a fine anno e riguarda, allo stesso tempo, la scadenza delle riduzioni fiscali istituite da George Bush e l’innescarsi, al primo di gennaio, di una serie di tagli automatici del bilancio su cui repubblicani e democratici si erano accordati temporaneamente, due estati fa, per risolvere l’empasse relativo al tetto del budget.
«Sono aperto a nuove idee, sono aperto a compromessi. Mi impegno a risolvere i nostri problemi fiscali. Ma rifiuto di accettare qualsiasi approccio che non sia equilibrato. Non chiederò a studenti, anziani e alle famiglie della classe media di pagare l’intero costo del deficit, mentre alla gente come me, che guadagna più di 250.000 dollari all’anno non viene chiesto un centestimo in più di tasse», ha dichiarato Obama, ricordando che quello di alzare le tasse dei molto ricchi è stato un tema centrale, e vincente, della campagna elettorale. «Dobbiamo combinare i tagli della spesa con nuove entrate per il governo, e questo significa che gli americani più ricchi dovranno pagare un po’ più di tasse. È così che aveva fatto Bill Clinton negli anni 90. Non si può raggiungere la prosperità  a forza di tagli. Una middle class forte è il fondamento di un’economia forte. Quindi dobbiamo poter permetterci di educare i nostri lavoratori e di aiutare i nostril figli a pagare il college per essere sicuri che posti di lavoro ben pagati nei settori dell’energia pulita e della manifattura non finiscano in paesi come la Cina».
Il presidente ha anticipato una proposta di bilancio che includerebbe una riduzione del deficit pari a 4 miliardi di dollari nell’arco dei prossimi dieci anni , aggiungendo però di non essere «sposato» a nessun dettaglio particolare di quel «piano». La settimana prossima, ha detto ancora, ha invitato alla Casa bianca i leader di Camera e Senato, ma anche leader dei sindacati, del mondo dell’industria e della finanza per una discussione proprio su questo nodo dell’economia. Tra le possibili soluzioni che ha ancitipato c’è quella di prolungare le tasse di Bush per tutti coloro che guadagnano meno di 250.000 immediatamente e lavorare a parte su un accordo per il resto in, modo da non tenere la middle class ostaggio di una trattativa che potrebbe essere molto lunga e difficile.
Da parte sua, anche il suo interlocutore ufficiale in questa trattativa, il Presidente della Camera John Boehner aveva venerdì offerto un ramo d’ulivo simbolico: «Questa è un’opportunità  perché il presidente prenda le redini. E il momento per trovare una soluzione che possa essere approvata da entrambe le camera legislative». Ma Bohner si è già  detto assolutamente contrario a un aumento delle tasse per gli over 250.000. Suggerendo che le entrate potrebbero arrivare piuttosto da un’insieme di riduzioni delle deduzioni ed esenzioni.


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