Ora l’Esecutivo deve intervenire

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La Procura avrebbe potuto optare per altre forme di penalizzazione dell’Ilva — del resto già  colpita con gli arresti —, però (e purtroppo) è evidente che non fa parte del bagaglio culturale della magistratura tarantina l’idea che il sistema industriale sia fatto di filiere produttive e rapporti di fornitura. Ma nell’interminabile braccio di ferro che oppone i giudici alla famiglia Riva l’industria italiana e il lavoro di migliaia di operai non possono essere usati alla stregua di ostaggi, come è accaduto ieri in un terribile lunedì nero. Non è corretto in assoluto ed è assolutamente folle in una condizione come l’attuale che ci vede tremanti ogni volta che l’Istat sta per dare i dati sulla disoccupazione. Mentre temiamo di battere un record negativo dietro l’altro la «guerra di Taranto» mette in discussione almeno 20 mila posti di lavoro e getta in gravi difficoltà  tutte le imprese che lavorano con i laminati dell’Ilva.
È chiaro che questo braccio di ferro non può continuare, onestamente non possiamo permettercelo. Se contiamo ancora qualcosa in Europa è perché siamo considerati un grande Paese industriale. Ciascuno dei soggetti in campo non può quindi auto-assolversi solo dicendosi che sta facendo la sua parte, nel contesto drammatico di Taranto serve di più. Ci vuole la consapevolezza degli effetti che si determinano con le proprie azioni e serve anche uno sforzo per capire le ragioni del fronte opposto. Ora comunque la palla passa, e non potrebbe essere altrimenti, al governo tecnico che è chiamato a prendere una decisione politica, deve sciogliere il nodo e se lo avesse fatto prima, in questi mesi, sarebbe stato sicuramente meglio.
È positivo che Palazzo Chigi abbia convocato per dopodomani una riunione con le parti sociali a Roma, è evidente però che si tratta di una mossa per evitare innanzitutto l’esplodere delle tensioni sociali a Taranto. Mossa obbligata, ma il tempo che intercorre va usato per mettere a punto una soluzione realistica e percorribile. L’ipotesi di porre davanti alla Consulta il conflitto di attribuzioni con la magistratura ha il difetto dei tempi lunghi, mesi forse. È probabile, dunque, che si debba intervenire con gli strumenti d’urgenza e sicuramente non sarà  facile calibrare gli obiettivi. Se poi riuscissimo ad alzare la testa da Taranto potremmo forse osservare che magistratura ed economia devono imparare a parlarsi e non solo in prossimità  dell’emergenza. La circolazione delle idee può aiutare le élite a sbagliare meno.


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