Pernacchie e Pasolini, la «strategia Crocetta»

Loading

PALERMO — Echeggia una tonalità  inedita nelle trattative politiche per varare il nuovo governo siciliano, con alcuni maggiorenti di Pd e Udc rimasti di sasso quando per le «caselle» degli assessori proponevano i nomi di Nino Dina e Nuccio Cusumano, Mirello Crisafulli, Manlio Mele e altri ricevendo in risposta da Rosario Crocetta una fragorosa pernacchia. Com’è successo per la prima volta una settimana fa da Lampedusa davanti alle sue divertite e preoccupate segretarie, come si ripete quando conclude soddisfatto con un «Aspiranti assessori avvertiti».
Se si trattasse di telefonate intercettate scatterebbe un problema di decodifica. Mentre il messaggio è chiaro agli interlocutori per i quali l’eletto comincia a diventare un «ingrato», uno dal «malo carattere», come apprende lui, pago di spargere mal di pancia, pronto a ripetere che la sua giunta sarà  «di alto profilo perché l’Europa ci guarda», a insistere sull’identikit di «indipendenza, moralità , competenza», appunto indicando i due assessori certi, Lucia Borsellino già  operativa alla Sanità  e Franco Battiato, ieri sera in concerto a Palermo, sul palco con Crocetta per la festa di ringraziamento.
Ma, visto che non basta cantare «Povera patria», al governatore è venuta l’idea di sostituire a Palazzo d’Orleans le galline portate via da Raffaele Lombardo con un pappagallo da piazzare all’ingresso: «Un logopedista potrebbe insegnargli a ripetere ad ogni avventore “a manciugghia, a manciugghia”, cioè il refrain del mangia-mangia, perché si capisca che qui la musica è cambiata».
Soave e gentile nei modi, basta uno scatto perché Crocetta arpioni con artigli appuntiti. A volte con metafore efficaci. Come fa ricordando la frase tratteggiata nella «stanza Pasolini» dell’Atelier sul mare, l’albergo di Tusa, a metà  strada fra Messina e Palermo, trasformato nel suo quartier generale: «Mi sveglio, vedo le Eolie e sulla parete il famoso motto: “Io so, ma non ho le prove”. Pasolini era un intellettuale fuori dal Palazzo, ma noi adesso ci siamo dentro e le prove cominciamo a vederle. Ne troveremo tante».
Potrà  suonare una minaccia nella Palermo che cerca di blandire il nuovo arrivato da Gela via Bruxelles, ma il governatore che per assessori vuole Marino il prefetto e Marino il pm antimafia scansa e dribbla: «Quanti inviti a cena. Pericolosissimi inviti. Ho scoperto che non servono a prendere un boccone. No, trappole sono. Ora faccio sapere che mangio solo le barrette del mio dietologo».
Alle tentazioni della tavola spesso non resiste, ma un medico vicino ce l’ha davvero, come hanno scoperto i commessi della Regione che nella bolgia dell’insediamento hanno dovuto fendere a spintoni la folla per sistemare alle spalle del presidente un elegante signore indicato dallo staff come «il medico personale», il dottor Matteo Tutino, il chirurgo plastico che sorregge tante signore della grassa Palermo. «Con Rosario siamo amici da sempre, come Antonio Presti», spiega Tutino divertito dagli equivoci, colonna di quel gruppo da «Amici miei» che sembra essere arrivato con leggerezza al potere. Con la stessa leggerezza di Presti il mecenate che a novembre chiude l’albergo ai turisti e lo lascia aperto a Crocetta e segretarie. Perché dove c’è Crocetta è certo che ci sono donne. Tutte giovani, come Nelli Scilabra e Federica Montalba a Palermo, come le fedelissime Francesca Scaglione e Loredana Longo, per non parlare della bergamasca Michela Stancheris, la determinata assistente che il presidente cita nelle trattative con pernacchia: «L’ho assunta a Bruxelles perché era l’unica non raccomandata».
E lei è felice di quanto la sua Bergamo sia entrata nel cuore del presidente che, incredibile a dirsi, sta costruendo una sorta di ambasciata della «Lista Crocetta» nella città  con sindaco Pdl grazie ai ragazzi del Liceo artistico. Gli stessi ai quali bloccarono la mostra dell’Arcigay intitolata «Baci rubati». Uno scandalo quei volti maschili troppo ravvicinati. Notizia colta al volo l’anno scorso da Crocetta che invitò tutta la scolaresca al Parlamento europeo. Euforici. Da allora, lo seguono a ogni passo. «Pronta una delegazione, presto a Palermo», annuncia la Stancheris. E lui: «Sai che c’è? Faccio una “Lista Crocetta” in Lombardia». Ma lo dice pensando alle nazionali. Altro mal di pancia per il Pd dove a incoraggiare invece Crocetta c’è Beppe Lumia, stratega di tanti passaggi, prima e dopo Lombardo, mai raggiunto da pernacchia.
Felice Cavallaro


Related Articles

Biasco e il capitalismo da ripensare «La sinistra? Rincorre il liberalismo»

Loading

 Quando sono «i mercati finanziari» a promuovere o bocciare «le politiche economiche». Quando i governi «cercano legittimazione nella buona performance dell’economia». Quando «l’imperativo competitività  dà  una forza irrobustita al potere economico per dettare l’agenda della politica». Ecco.

Un napoletano non moderato

Loading

Ho votato anch’io per Luigi De Magistris. Beninteso idealmente soltanto, da momento che non faccio più parte da tempo immemorabile delle liste elettorali napoletane. La mia dichiarazione di voto l’ho fatta pubblicamente il giorno prima che fossero aperti i seggi (vedi l’intervista firmata da Angelo Mastrandrea sul manifesto del 15 maggio scorso); anzi prima, avendo sottoscritto un appello a favore dell’ex magistrato a campagna elettorale appena iniziata.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment