Primarie e regole, finale incandescente

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ROMA — Sfumati i toni pacati del confronto tv — appena un paio di settimane fa — fra i cinque concorrenti alla premiership del centrosinistra, e quello vivace ma corretto di mercoledì, ora che si avvicina il ballottaggio tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi il clima è sempre più arroventato. Ieri la giornata è stata di nuovo segnata dallo scontro sulle regole di voto per il secondo turno di domenica, con accuse pesanti. Bersani e i tre candidati esclusi al primo turno (Laura Puppato, Bruno Tabacci e Nichi Vendola) hanno presentato un esposto al Collegio dei Garanti contro un’inserzione a pagamento apparsa su alcuni quotidiani. Una pagina intera per invitare chi non aveva votato il 25 novembre a registrarsi per andare al seggio dopodomani. E sono volati gli stracci. Bersani e i suoi gridano allo scandalo e invitano a «non sfregiare questa cosa meravigliosa che sono le primarie» sia perché le regole stilate prevedono che chi non ha votato al primo turno possa farlo solo «eccezionalmente»; sia perché l’annuncio è ascrivibile a Renzi il quale tenterebbe «artatamente di modificare in maniera consistente la base elettorale dei votanti».
Il sindaco di Firenze si difende, invocando il diritto di tutti a esprimersi sul futuro candidato del centrosinistra a Palazzo Chigi, e contrattacca deprecando gli «editti bulgari». Il coordinatore della sua campagna, Roberto Reggi, paventa addirittura una possibile «espulsione» di Renzi dalle primarie da parte dei Garanti. E il suo staff precisa che è stata la Fondazione Big Bang e non il sindaco ad acquistare quegli spazi sui giornali. Ma dal versante bersaniano si rende noto che quella fondazione è formata da uomini di Renzi e quindi a lui fa capo.
Intanto le richieste di iscrizione al voto arrivano come un mail bombing a intasare il sito del coordinamento delle primarie, e il presidente dei Garanti Luigi Berlinguer accusa: «Stanno inquinando le primarie». Questo è il gioco della Rete, replicano i renziani. «Le regole sono regole, le avevi sottoscritte anche tu», controbattono dal vertice del Pd. Forse se non si fosse scatenato un putiferio di denunce, accuse e invettive, ci si sarebbe accorti di meno di quell’annuncio che, nonostante la grandezza, non spiccava per visibilità . Comunque il caos sulle regole, salvo sorprese eclatanti, non farà  saltare le primarie. Quindi è anche su altro che i due avversari si affrontano.
Renzi imputa al segretario del Pd di avere «iniziato a cambiare le facce che gli stanno intorno dopo che ho iniziato a rompergli le scatole io»: «Da un lato c’è un signore che promette il cambiamento, pur non avendolo fatto, c’è uno zio prudente; dall’altro c’è una profonda rottura di cui il Paese ha bisogno». Bersani risponde rivendicando la sua capacità  di innovare anche proprio a partire dalla scelta delle primarie «che ci hanno messo al centro dell’attenzione. Il cambiamento è in atto. Piuttosto contesto a Renzi che, se sotto le parole merito e libertà  non c’è anche eguaglianza, emerge l’idea che vince il più forte».
I botta e risposta non sono limitati ai due sfidanti, l’intero apparato delle due squadre entra in campo. Bersani può schierare anche numerosi alleati. Vendola ufficializza il suo appoggio al segretario pd e Bersani «ringrazia»: «Spero che ci sia un’avventura di governo insieme». Mentre a Renzi, che si dice sicuro di raccogliere il consenso di parte degli elettori vendoliani, ribatte il leader di Sel: «È uno strano tipo di rivoluzionario, subalterno a tutti i poteri forti. Incarna un inciucio sublime tra sinistra e liberismo. È un giovanotto sull’orlo di una crisi di nervi». E a Bersani arriva anche il sostegno dei tre sindaci sel: Pisapia, Zedda e Doria.
Anche Tabacci appoggia Bersani: «È il più adeguato a guidare uno schieramento di centrosinistra per il governo del Paese nel 2013». La Puppato afferma di non avere ancora deciso chi sceglierà , però non risparmia critiche a Renzi: «Con il comportamento delle ultime ore sembra un bambino capriccioso che non ammettendo sconfitte scalcia per vincere rischiando di far finire in rissa quella che è stata una grande prova di democrazia». Dall’esterno c’è anche l’Idv che cerca di premere: al primo turno aveva dato indicazione per il segretario del Pd e ora Antonio Di Pietro reclama: «Il centrosinistra deve modificare i provvedimenti di Monti e Fornero perché hanno portato allo stremo lavoratori e fasce sociali più deboli». I renziani non demordono: rinnovano la richiesta di sapere «dove sono finiti quattro milioni di schede stampate in più e non utilizzate» e domandano ancora: «Perché si vuole rischiare di vincere tra i dubbi sul risultato?». Bersani ribadisce che «chi non sarà  registrato non potrà  votare». E tronca ogni possibilità  di un ticket con Renzi: «Non stiamo aprendo né tavoli né tavolini. Dopo le primarie, chi perde continua a fare il suo mestiere fino a scadenza del mandato».


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