“Io ribelle senza velo voglio sentire il vento fra i capelli”

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Dana Bakdounis non immaginava che una sua fotografia avrebbe creato tanto scompiglio. Ventuno anni, siriana ma cresciuta nella conservatrice Arabia Saudita, la ragazza il mese scorso ha deciso di unirsi alla campagna mondiale in favore dei diritti delle donne nei paesi della primavera araba per un motivo molto semplice: «Perché per 20 anni non ho potuto sentire il vento fra i capelli». Ha scritto la frase su un foglio di carta, poi l’ha messa vicino al suo passaporto, in cui si vede il suo volto circondato da un velo nero, e ha fatto una foto con l’autoscatto della sua macchina fotografica. Nell’immagine si vede lei nella sua camera da letto: capelli corti al vento, canottiera, sguardo deciso e documento in mano, rivendicava così la decisione di togliersi il velo dopo 10 anni passati con i capelli coperti da un hijab. Dana ha poi postato la foto su Facebook, alla pagina intitolata The uprising of women in the Arab World: un gruppo creato per sensibilizzare sulla questione femminile nel mondo arabo che in pochi mesi ha raccolto più di 62mila fan in tutto il mondo.
Come migliaia di altre donne, Dana rispondeva così all’appello delle fondatrici del gruppo che per celebrare il primo anno di attività , avevano lanciato una campagna invitando i supporter a inviare una foto insieme a un cartello. “Io sto con donne del mondo arabo perché” era il messaggio obbligatorio: da completare poi con la motivazione personale. Per qualche giorno, l’immagine di Dana era finita insieme a centinaia di altre: dalle foto di donne avvolte nel velo integrale dall’ArabiaSaudita, a quelle di supporter maschi dall’Europa agli Stati Uniti e, naturalmente, dal mondo arabo, fino agli scatti di intere famiglie in posa con il loro bravo cartello e il loro perché: «Perché la libertà  è un diritto umano, non maschile». «Perché sono un uomo, ma sono femminista». «Perché sono stufa!!». «Perché senza le donne non si va da nessuna parte».
Poi, un giorno la foto di Dana è scomparsa: «Censurata da Facebook – hanno raccontato le amministratrici del gruppo – a causa delle mail di protesta arrivate da diversi paesi del mondo arabo». E così, suo malgrado, la ventunenne siriana si è ritrovata al centro di una battaglia virtuale: alla reazione delle organizzatrici del gruppo, che hanno ri-postato la foto in tempo reale, Facebook ha risposto rimuovendola ancora una volta e bloccando gli account delle attiviste. Ma le ragazze non si sono date per vinte: hanno creato l’hashtag #WindtoDana su Twitter e organizzato una due giorni di protesta on line contro Facebook. Risultato: migliaia di “like” sulla pagina, centinaia di mail di protesta inviate al quartier generale del social network e il gruppo costretto a dare spiegazioni ai giornalisti di tutto il mondo. Dieci giorni fa, una portavoce di Facebook ha pubblicato una nota in cui spiegava che la vicenda era il frutto di «un errore». Una frase che ha fatto infuriare ancora di più le donne e le ha convinte a mandare ancora decine di messaggi al social network.
Mentre la pagina di Uprising of women in the Arab World finiva sui giornali internazionali, anche Dana è diventata una celebrità : in poche settimane le sono arrivate centinaia di richieste di amicizia su Facebook e messaggi di appoggio da tutto il mondo. Ma anche reazioni furiose da parte di vecchi amici e di parte della sua famiglia. Ieri la sua storia è stata raccontata anche dalla Bbc. «Tutto il mio mondo è cambiato da quando mi sono tolta il velo – ha detto Dana – sono stata contenta di ricevere tante mail di appoggio da parte di ragazze velate che hanno detto di considerarmi un esempio». I messaggi di solidarietà  l’hanno spinta a fare un passo avanti: la ragazza ha deciso di esprimere pubblicamente il suo appoggio ai ribelli anti-Assad e ha messo on line una foto di se stessa e un gruppo di amici avvolti nelle bandiere siriane e annunciato che altre immagini seguiranno presto: «Credo che la mia macchina fotografica possa essere uno strumento di appoggio al Free Syrian Army», ha spiegato, annunciando la sua prossima battaglia.


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