Si delineano le alleanze Ma il centrosinistra sente aria di vittoria

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Diventeranno più chiari anche i contorni ed i termini della frattura e del vuoto che si stanno creando nel fronte berlusconiano: a cominciare dalla «lista personale» di Silvio Berlusconi, ai rapporti col «suo» Pdl e alla possibilità  che Angelino Alfano celebri davvero le primarie. Il contestato ritorno del Cavaliere sta avendo come primo effetto quello di affossarle.
Ma soprattutto, presto si capirà  se il margine sottile per approvare una riforma elettorale esiste davvero o è l’ennesima schermaglia. Le tre scadenze sono destinate a intrecciarsi al di là  dell’esito di ciascuna. La sfida fra Bersani e Renzi è osservata da alcuni spezzoni del centrodestra con l’interesse di chi punta sul «primo cittadino» di Firenze per destabilizzare la candidatura del segretario alla presidenza del Consiglio. Un Pdl tormentato dai conflitti interni guarda, magari in modo strumentale, alla conta in atto nel Pd. Approva l’aggressività  di un Renzi che ritiene vantaggioso attaccare per strappare voti a Bersani; e che per questo lo accusa di essere «candidato ma anche arbitro»: un’allusione velenosa alle regole del ballottaggio come un vantaggio per il segretario. Non è chiaro se sia un’arma per giustificare in modo preventivo una sconfitta; oppure solo una polemica passeggera.
Il tentativo di calamitare quanti domenica scorsa hanno votato per Nichi Vendola è esplicito da parte di entrambi. Il segretario di Sel si prepara ad appoggiare Bersani in una manifestazione comune in programma oggi a Napoli. «Pier Luigi sta dicendo parole che profumano di sinistra», afferma Vendola. Ma Renzi tenta di convincere almeno una parte di quei 500 mila che non hanno più un candidato a scegliere lui in nome del rinnovamento.
Il centrosinistra, tuttavia, si muove come chi pensa di avere già  la vittoria in tasca. È il campo opposto a presentarsi come una voragine disseminata di macerie e segnata dall’incertezza. L’idea di Berlusconi sarebbe quella di creare una sorta di federazione di movimenti che marciano divisi e colpiscono uniti; e questo comporterebbe di fatto la liquidazione del Pdl. L’istinto di sopravvivenza porta invece Alfano e la sua nomenklatura a contrapporsi alla strategia berlusconiana. Ma è una resistenza disperata, che conferma quanto sia difficile guidare e cambiare il Pdl contro la volontà  del suo fondatore.


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