Ue, scontro sui fondi all’Emilia no dei Paesi del Nord, poi l’intesa

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BRUXELLES — Seicentosettanta milioni di stanziamenti europei per i terremotati dell’Emilia hanno rischiato ieri di restare in ostaggio dei durissimi negoziati sul bilancio in corso a Bruxelles. Solo a tarda sera, grazie soprattutto alle fortissime pressioni del Parlamento europeo, la Commissione ha trovato il modo di sbloccare la cifra per onorare «l’obbligo morale» nei confronti delle vittime del terremoto in Italia. Ma nello stallo delle trattative, restano ancora bloccati 1,8 miliardi di fondi strutturali che l’Italia deve vedersi rimborsare per il 2012.
La partita del bilancio Ue è sempre estremamente complicata. Ma quest’anno lo è ancora di più perché nell’arco di una settimana i governi devono mettersi d’accordo su tre diversi dossier. Il primo riguarda il bilancio integrativo per il 2012, in cui la Commissione chiede agli stati membri di stanziare 9,7 miliardi di euro in più di quelli previsti. Il secondo riguarda il bilancio del 2013, in cui l’esecutivo chiede un aumento dei finanziamenti per 9 miliardi di euro (pari al 6,8%). Il terzo è il grande negoziato sulle prospettive finanziarie che deve dare un quadro di riferimento per i bilanci dal 2014 al 2020 e che sarà  al centro del vertice straordinario dei capi di governo il 22 e 23 novembre.
Ieri i rappresentanti dei governi si sono incontrati per chiudere l’integrativo del bilancio 2012, approvare quello 2013 e negoziare un accordo con il Parlamento europeo che in questa materia ha poteri di co-decisione. Ma si sono subito scontrati con la posizione di almeno sette Paesi (Germania, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Austria, Svezia e Finlandia) che hanno rifiutato di accettare le integrazioni richieste per il bilancio 2012. Queste sono divise in due emendamenti: il primo riguarda i 670 milioni per l’Emilia-Romagna, il secondo è di circa 9 miliardi sia per i fondi strutturali sia per finanziare il programma Erasmus per gli scambi universitari. Sul merito degli aiuti ai terremotati nessuno, in realtà , ha sollevato obiezioni. Ma i «falchi» del rigore chiedevano che il pacchetto dei 9,7 miliardi supplementari venisse coperto tagliando altre voci di spesa, in particolare i fondi strutturali non erogati entro l’anno (di cui l’Italia, campione di ritardi, è la maggiore beneficiaria). Alla fine, di fronte alla richiesta di sbloccare almeno i soldi per i terremotati, cinque Paesi (Germania Olanda, Gran Bretagna, Svezia e Finlandia) si sono opposti. Ma a quel punto il Parlamento europeo, anche per protestare contro questa ennesima provocazione dei falchi, ha rifiutato di sedersi al tavolo dei negoziati. Le trattative si sono interrotte e riprenderanno martedì, ultimo giorno utile per trovare un accordo sul bilancio 2012. Solo a tarda sera, di fronte all’indignazione per una diatriba che rischiava di ripercuotersi sulle vittime del terremoto, la Commissione è riuscita a far passare la decisione di approvare i fondi per il terremoto nel bilancio del 2013, assicurando che la cifra sarà  stanziata «al più presto» e non verrà  rimessa in discussione. Il rappresentante permanente dell’Italia, l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, che ha condotto il negoziato, ha espresso la «soddisfazione» del nostro governo sottolineando che nessuno dei governi aveva messo in discussione l’entità  dei finanziamenti.
Risolta la questione degli aiuti ai terremotati, resta comunque aperta quella del bilancio 2012 e 2013. E soprattutto appare in alto mare un accordo sulle prospettive finanziarie 2014-2020.


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