by Sergio Segio | 9 Novembre 2012 15:16
Il 6 novembre gli americani hanno confermato un presidente che prospetta loro una società tollerante e solidale. Questa società è la stessa che gli europei hanno preso a modello da decenni e della quale rivendicano la paternità . Oggi, per una strana coincidenza storica, Stati Uniti ed Europa si trovano dunque a dover combattere una medesima battaglia e raccogliere una stessa sfida: dimostrare che questa idea di società è realistica e tuttora attuabile.
Il presidente americano dovrà essere molto risoluto per imporre questa solidarietà a buona parte della società americana che non vuole alcuna sicurezza istituzionale per tutti e al merito preferisce le gratifiche. Quanto agli europei, dovranno darsi da fare per mantenere il loro modello di sicurezza sociale universale, le cui pratiche andranno smussate di paese in paese.
Obama e i leader europei hanno ogni interesse a unire le loro forze e le loro idee per trovare il modo di conservare questo loro grande progetto politico, una società solidale o come dice Obama “un’opportunità per tutti”, e poco importa se si è ricchi o poveri, bianchi o neri, malati o sani, omosessuali o eterosessuali.
Gli avversari che dovranno sconfiggere sono identici: abissali deficit di bilancio, una crisi profonda e strutturale, la “romneizzazione” delle nostre società . L’individualismo, alimentato dalla crisi economica, ha preso ormai piede nello stesso modo sulle due rive dell’Atlantico, inducendo a distinguere quando si attribuiscono i “benefit” sociali tra coloro che li meritano (i lavoratori) e gli altri (gli assistiti).
Di quale solidarietà stiamo parlando? Esistono i mezzi per questa generosità ? Come cambiarla perché sia efficace ? Chi si aggiudicherà la partita, tra Obama e i vari Romney europei? È ancora possibile, senza restare accecati dall’ottimismo, credere come afferma Obama che si può veramente arrivare a dei compromessi necessari affinché la società faccia passi avanti?
Questo è il dilemma del momento più difficile da risolvere. La buona notizia, da martedì, è che gli europei non soli i soli a crederci ancora e a cercare una soluzione.
Traduzione di Anna Bissant
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