Un mostro «irrealizzabile», ma che fa gola alle banche

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Erano preoccupati per il percorso «individuato dal Governo Monti (decreto legge 187/2012, in vigore dal 2 novembre) che prevede di dilazionare per un periodo massimo di due anni le verifiche tecniche sul progetto definitivo e sulla bancabilità  dell’opera (e quindi sulla sua fattibilità  economico e finanziaria)». Perché mai il governo riapre una questione che sembrava superata e offre altri due anni? Cosa è cambiato? Era la domanda centrale nel convegno di ieri.
Basta la frase che precede, tratta dal documento di presentazione del convegno, per suggerire i due aspetti che il governo sembrava considerare: i vantaggi economici che il ponte sullo Stretto potrebbe offrire e i suoi costi effettivi, ma il tutto assunto dal punto di vista delle banche. Qualcuno si stupisce ancora che il governo non si faccia carico dei problemi ambientali, dei pericoli connessi a un’opera rischiosa e senza precedenti, degli insulti alla storia, al paesaggio, all’insieme dei beni comuni, insomma? Il governo vede tutto, come si sa, in funzione di finanza, di guadagno e perdita di moneta, di spread e di «cosa dirà  Angela Merkel». È probabile che in questa vicenda, oltretutto, la soluzione adottata non sia condivisa. Il ridare fiato alla SdM avrà  per esempio infastidito Corrado Clini, ministro dell’Ambiente e soddisfatto, possiamo immaginare, Corrado Passera, quel banchiere prestato all’Italia. Proviamo allora a immaginare di che si discute e di che ci si preoccupa al governo.
Il governo ha opinioni diverse in tema di penale. Impregilo, la società  che capeggia il General Contractor Eurolink, vincitore della gara per costruire il Ponte, battendo l’unico concorrente, Astaldi, ha rivendicato una penale di trecento milioni in caso il Ponte non venisse più realizzato. L’opinione diffusa è che se andasse in causa, Impregilo perderebbe per le sue numerose inadempienze. Il governo lo sa e lo sa Impregilo. Il governo sembra preferire però non rischiare, trascinare il tempo e attendere che Impregilo si ingarbugli da sé. Per dirne una, la commissione speciale di valutazione di impatto ambientale del ministero dell’ambiente ha chiesto 223 integrazioni a Eurolink e SdM che «finora non hanno saputo rispondere conclusivamente».
Impregilo inoltre è debitore di banche italiane assai importanti che, come tutte le banche, sono interessate a tenere il debitore con la testa fuori dell’acqua. Un contratto del genere potrebbe dargli respiro per anni. Tanto più che poter dire che la tale società  sta progettando e poi compiendo l’opera più grande del paese, del continente, del globo sarebbe un vanto senza pari (e qualche punto spread in meno).
D’altro canto il governo teme che l’opera non sia bancabile. In altre parole che banche e finanza non siano intenzionate a finanziarla. Teme poi che il preventivo di spesa sia completamente sballato. Tempi molto più lunghi, costi raddoppiati e poi triplicati, traffici ridotti alla metà . Dunque «non bancabile» e impossibile «dal punto di vista economico e finanziario».
Al convegno hanno parlato ambientalisti e ambientaliste di tutti i giorni e altri e altre presenti in parlamento, carichi di passione e competenza. Un lavoro duro il loro. A giudicare dal pensiero medio emerso tra i partecipanti alle primarie del centrosinistra, non sembra che il problema ambientale sia quello più sentito.


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