Vendite di case ai minimi da trent’anni

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Tanto da far prospettare un consuntivo per l’intero 2012 che riporta agli stessi livelli di trent’anni fa, cioè sotto la soglia delle 500 mila transazioni. A questa fotografia impietosa, fatta dall’Agenzia del territorio attraverso le elaborazioni del suo Osservatorio immobiliare, si aggiungono pure le previsioni, ancora più fosche, di Nomisma: il mattone italiano dovrà  mettere nel conto ancora altri due anni di sofferenza, «la ripresa dei valori immobiliari si potrebbe materializzare non prima del 2015». Secondo le stime dell’istituto di ricerca bolognese l’anno in corso dovrebbe chiudersi con un numero di compravendite pari a 466.644 unità , mentre dovrebbero attestarsi a quota 454.353 nel 2013 prima di una risalita a quota 497.713 nel 2014. Numeri comunque ben lontani dalle 600 mila compravendite e i circa 4,2 miliardi di investimenti corporate registrati del 2011. Difficoltà  di accesso al credito e tassazione sulle seconde case sono le cause principali di questo tracollo. Ma non le uniche. «C’è anche qualcosa di più profondo — dice Gianni Guerrieri, direttore centrale dell’Osservatorio dell’Agenzia del territorio — che interessa i piani di investimento delle famiglie». In pratica, non si investe più a lungo termine perché c’è un forte grado di incertezza sul futuro. E non è tutto. Secondo Nomisma, «le contrazioni dei prezzi degli immobili sono di entità  decisamente più contenuta rispetto alla diminuzione delle transazioni; ciò evidenzia la persistente rigidità  da parte dei proprietari ad adeguare i valori alle esigenze della domanda».
Gabriele Dossena


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