“Via i videopoker dai nostri circoli” l’alleanza tra Peppone e don Camillo

by Sergio Segio | 30 Novembre 2012 8:04

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PEPPONE e don Camillo marciano uniti contro le slot-machine. Decisi a cacciar fuori dai loro circoli, Arci e Acli, le macchinette mangiasoldi, stanchi di vedere i loro iscritti bruciarsi la pensione, l’affitto in cerca di un poker, della serie fortunata che non arriva mai. Una scelta difficile, perché da quelle videolottery i circoli di sinistra o cattolici prendono i fondi che consentono di organizzare le iniziative.
E COSI, nei luoghi divenuti slot free, sono tornati ad impazzare la briscola e il rock, le cene sociali e le sottoscrizioni per cercare di autofinanziarsi, sfidando la concorrenza.
Quello dei circoli uniti nella lotta bipartisan, è l’ultimo episodio della guerra alle slot. Che ha visto, come a Cremona, baristi rinunciare al possibile incasso delle macchinette per non vedere l’ennesima casalinga rovinata dal gioco. E muoversi anche i comuni, vedi Bolzano, che ha mandato una lettera in cui obbliga i locali a non averne pena multa o chiusura.
Una rivoluzione oggi racchiusa in un cartello: “Circolo deslottizzato”, appeso fuori da una delle sedi dell’Arci di Empoli. Perché è da questa città  che è partita ben 5 anni fa la battaglia capace di contagiare nel tempo gli oltre mille punti di ritrovo toscani, scollinando in Emilia e trovando emuli nei 5000 centri italiani. Ma soprattutto appassionando anche i “colleghi” cattolici delle Acli. Che ora hanno deciso di collaborare: hanno cominciato riunioni e incontri per seguirli sulla stessa strada, rigorosamente no slot.
«Una via che è fatta di dialogo e persuasione, nessuna coercizione, nessun diktat per i nostri soci che già  lavorano come matti, volontariamente, per organizzare iniziative destinate a giovani e anziani». Gianluca Mengozzi è il presidente dell’Arci di Empoli che per primo ha lanciato la rottamazione. «L’obiettivo è convincere soci e gestori che le macchinette non fanno parte della nostra idea di aggregazione sociale, anzi. Quei marchingegni danno un senso di profonda solitudine oltre che di spesa inutile. Meglio una bella partita a carte», concorda Paolo Beni presidente nazionale dell’Arci che vuole allargare l’innovazione a tutta Italia. «Senza colpevolizzare, il proibizionismo non porta a nulla, il gioco fa bene se è ricreativo, non se diventa una malattia».
E in Italia lo è ormai per molti. Lo dicono le cifre: 700mila i giocatori patologi, 80 miliardi di euro spesi tra schedine, on line, slot, l’unica industria in crescita: più del 25 % in un anno che ha visto il paese sprofondare nella crisi. E le macchinette fanno sempre di più la parte del leone con 40 miliardi spesi nelle videolottery in dodici mesi. Se poi in migliaia si giocano pensione e stipendi, soldi dell’affitto e risparmi sperando di far quadrare i conti, e inventano poi rapine per salvare la faccia in famiglia come documentano le denunce fatte alla polizia e subito dimostratesi false -, seimila già  sono in cura presso le Asl e cercano di vincere il demone.
Fatto il gran gesto, abolite le macchinette che davano sui cinquecento euro al mese, per i circoli, Arci o Acli che siano, è cominciato il problema dei fondi per organizzare la vita sociale, le mille iniziative. «Toccherà  tornare all’antico, tra riffe, cene e sottoscrizioni. Anche se è dura con la crisi che si respira, ma piuttosto che mandare in rovina la gente….». Federico Barni, presidente delle Acli in Toscana dove ci sono 260 circoli pronti a seguire l’esempio dei compagni dell’Arci, ha incontrato con i “colleghi” per imparare, studiare «un percorso comune» e capire il da farsi. In effetti molti si sono già  attrezzati per non morire senza i soldi delle slot, in attesa che tutti i circoli diventino
lottery free in modo da non farsi concorrenza. E nelle piccole sedi delle ex case del popolo sparse nei paesi dell’Appennino e delle colline senesi è tutto uno sfidarsi a partite di briscola e tornei di biliardo, cartelline di tombola in vendita, cene danzanti e rock. Puntando ancora una volta sulla storica sagra del cinghiale e della papera per far quadrare i conti.

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