“Zambetti spendeva troppo, sospettai di lui”

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MILANO — «Ero colpito dalle sue attività  elettorali così dispendiose». Venti minuti di colloquio, quattro pagine di verbale. Semplicemente per confermare al procuratore aggiunto della Dda di Milano, Ilda Boccassini, quello che il governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, aveva dichiarato, a radio e giornali, dopo l’arresto del suo ex assessore alla Casa Domenico Zambetti. «Erano voci — ha ribadito nella caserma del comando provinciale dei carabinieri di via Moscova — . Ne ho chiesto conto a Gianfranco Rotondi», il leader della “Dc per le autonomie” in cui militava Zambetti, «e lui mi ha rassicurato dicendomi che si trattava di un galantuomo». Ieri, i legali dell’ex assessore, chiedendo la sua scarcerazione al Tribunale del Riesame, hanno ribadito: «Non comprò i voti della ’ndrangheta, anzi fu vittima di minacce».
LE INTERVISTE
«Un presidente di Regione percepisce delle voci, ma voi sapete che qui a Milano le voci circolano su tutti coloro che fan politica». Nell’intervista a Radio24, riportata in un’informativa dei Carabinieri, Formigoni dice di «aver preso in seria considerazione le voci» su Zambetti. «L’ho chiamato, l’ho messo alle strette e per tre volte ha giurato e spergiurato di essere estraneo». Il verbale con le parole di Formigoni è stato depositato ieri al Riesame di Zambetti, durante il quale il suo avvocato Corrado Limentani ha sostenuto che «non ci sono prove che Eugenio Costantino e Giuseppe D’Agostino siano “mandatari delle cosche” che raccoglievano voti per l’ex assessore».
LE RELAZIONI PERICOLOSE
Dei rapporti tra l’ex assessore regionale e il presunto boss Eugenio Costantino, parlano anche altri. Agli atti c’è il racconto di P.B., imprenditore, sentito il 18 e il 20 ottobre scorso, che racconta: «Costantino si vantava di avere conoscenze nelle amministrazioni comunali della zona. A Sedriano, continua l’imprenditore Costantino, «diceva che aveva la possibilità  di ottenere quello che voleva. Si vantava di avere a sua disposizione l’assessore Zambetti dicendo: “…La nostra famiglia ha in pugno l’onorevole Zambetti…” ».
LA FIGLIA DEL BOSS
Per i pm, Zambetti avrebbe ricevuto dai clan quattromila voti in cambio di duecentomila euro, ma anche di assunzioni e promesse di appalti. Delle «pressioni» per far assumere Teresa Costantino, figlia del presunto boss, parla Monica Goi, assistente del direttore generale. «Qualche mese prima che la Costantino fosse assunta, il direttore generale, Domenico Ippolito, mi consegnava il suo curriculum dicendomi che proveniva da Zambetti. E nelle successive settimane — continua il funzionario — Ippolito mi riferiva che in diverse occasioni lo stesso assessore gli aveva caldeggiato l’assunzione della donna». Un giorno la funzionaria viene «convocata dal presidente dell’Aler, Loris Zaffra», che le mostrò «un biglietto con scritto “ma chi minchia è ’sta Costantino”. Io, sorpresa — continua Goi — chiedevo perché si interessasse della donna e lui mi diceva che aveva ricevuto diverse sollecitazioni dall’assessore ». Il politico intervenne anche altre volte per chiedere assunzioni, ma «mai con lo stesso grado di insistenza e pressione» che aveva avuto per la Costantino. Poi la ragazza viene assunta. I risultati però non sembrano soddisfacenti. La Costantino è trasferita «all’ufficio Rapporti col pubblico, con un incarico meno qualificante». La ragazza aveva «un atteggiamento altezzoso, vantandosi di essere una stretta conoscente dell’assessore Zambetti».


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