Bersani in missione a Palazzo Chigi «Il premier sta ancora riflettendo»

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ROMA — «Io gli ho detto di fare quel che ritiene opportuno e lui mi ha detto che sta ancora riflettendo…». Il primo commento di Pier Luigi Bersani dopo l’incontro con Mario Monti, mezz’ora nel chiuso di Palazzo Chigi prima di salire al Quirinale per gli auguri di Natale, è volutamente enigmatico. Ma dalle parole del segretario del Pd trapela quantomeno insofferenza, per il fatto che il premier ancora non scopra le carte. «Il presidente è ancora in fase di valutazione — si limita a dire il candidato del centrosinistra — A me va bene qualsiasi decisione. Valuterà  lui e deciderà  lui». E ancora, quasi brusco: «Io mi occupo di primarie, gli altri prendessero le loro decisioni».
Bersani parla di incontro «molto cordiale» e di «massimo rispetto reciproco», ma la giornata di ieri ha segnato una svolta nei rapporti con il premier. Ad anticipare la gelata un tweet di Stefano Di Traglia, il portavoce del segretario, lanciato in Rete alle nove di mattina: «Se la novità  politica di Monti è un’altra lista personale, significa non aver compreso le derive populistiche degli ultimi 20 anni». Sono solo 140 battute tra le pagine di un social network. Ma rivelano come, nell’entourage di Bersani, si cominci a guardare a Monti come a un rivale, quasi che la grande paura incarnata da Matteo Renzi durante le primarie si sia trasferita sul Professore.
Da ieri il leader del Pd è ufficialmente in campagna elettorale e sembra aver messo nel conto che Monti sarà  un avversario e non un alleato. Almeno, fino all’esito del voto. Dopodiché tutto sarà  possibile, dall’ingresso del Professore in un governo di centrosinistra a un sostegno del Pd per una eventuale corsa al Quirinale.
Proprio al Colle, nel tardo pomeriggio, Monti e Bersani hanno continuato a parlarsi. Due battute sottovoce durante il ricevimento offerto da Napolitano alle alte cariche della Repubblica, durante il quale il leader del Pd, che pure in diversi hanno visto scuro in volto, ha continuato con la linea del fair play: mostrarsi tranquillo, affatto preoccupato delle mosse di Monti e della possibilità  che attorno alla sua agenda possa formarsi una galassia di liste moderate, in grado di rosicchiare voti al Pd. Quando Bersani ha incrociato lo sguardo del premier lo ha salutato come se non si fossero visti pochi minuti prima in quel di Palazzo Chigi: «Presidente!». E Monti, prendendolo sottobraccio con un gesto così familiare da aver sorpreso molti: «Come stai? Vieni qui, ti devo dire una cosa…».
Se qualcuno pensa a un Monti bis o a una «staffetta» da prima Repubblica, questo qualcuno non è certo Bersani. Con i sondaggi che danno il partito a un soffio dal 40 per cento, in largo del Nazareno si ostenta sicurezza e anche una certa fretta di misurarsi con le urne. Tanto che ieri persino il vicesegretario Enrico Letta, da sempre il più montiano tra i montiani democratici, ha parlato con accenti nuovi: «Guardiamo con rispetto alle scelte che Monti farà , ma noi oggi siamo in campo. Con un progetto di coalizione di centrosinistra e con il coinvolgimento dei cittadini attraverso le primarie». In sostanza, quel che Bersani da giorni va ripetendo ai fedelissimi per placarne l’ansia, e cioè che saranno i cittadini — e non la Ue, gli Usa o il Vaticano — a decidere chi sarà  il prossimo premier. Tant’è che aprendo la direzione del partito Letta ha lanciato la sfida: «Per noi, con le primarie del 29 e 30 dicembre, comincia la corsa verso la vittoria di febbraio».
Una corsa che Bersani sperava in discesa ma che adesso nasconde asperità  e curve impreviste. Se la gara sarà  tra il segretario e il Professore entrambi resteranno leali alla promessa di reciproco rispetto, ma certo Bersani non cederà  il passo: «C’è una aspettativa enorme verso il Pd…».


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