Contratto metalmeccanici senza Fiom

by Sergio Segio | 6 Dicembre 2012 9:19

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MILANO — È stato firmato ieri il quarto accordo separato dei metalmeccanici dal Duemila a oggi. I tre precedenti datano 2001, 2003 e 2009. La notizia è arrivata in mattinata, in pieno sciopero delle tute blu della Cgil (ieri in Toscana, Marche e Lombardia, oggi in tutte le altre Regioni). Maurizio Landini stava parlando a Milano, sul palco allestito davanti al Duomo, quando gli è stato fatto scivolare un biglietto tra le mani: «Ce lo aspettavamo — ha detto il segretario generale della Fiom —. Questa intesa è il primo frutto avvelenato dell’accordo separato sulla produttività . Per noi è carta straccia».
La Fiom ha presentato a Roma una denuncia nei confronti di Federmeccanica, Fim e Uilm per violazione del patto del 28 giugno 2012 sulla rappresentanza. «La Fiom è libera di andare dal giudice. Però così non si siglano contratti», ribatte il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Che aggiunge: «Le intese non si possono fare a prescindere dalle aziende». Per Federmeccanica «l’accordo è equilibrato, soprattutto tenendo conto della situazione economica del Paese». Il presidente Pier Luigi Ceccardi è convinto che migliaia di imprese siano pronte a puntare sull’Italia, anche alla luce di questa intesa. E Fiat? «Non sta investendo nel nostro Paese».
Durante la manifestazione milanese, le tute blu della Same di Treviglio (Bg) hanno puntato il dito contro la Cgil e lo stesso Landini, «colpevoli» di un’opposizione troppo blanda al susseguirsi di patti separati («Noi siamo in cassa, eppure quest’anno abbiamo fatto 70 ore di sciopero»).
Ma veniamo al merito dell’accordo. Per un quinto livello, si parla di 35 euro lordi in più in busta paga nel 2013, 80 nel 2014, 130 nel 2015. Le quote maturate nel 2014 e nel 2015 possono essere agganciate a obiettivi di produttività  per avere in cambio una tassazione inferiore (si scende dal 30 al 10%).
Ottimo risultato in tempi di difficili: questo il parere di Fim e Uim. Mentre per la Fiom i soldi sono messi a rischio dalla clausola che permette di rimandare gli aumenti di un anno (nel 2014 e 2015) in caso di «crisi o fasi di start-up».
Veniamo alla malattia. Fino a oggi all’ottavo certificato inferiore ai cinque giorni nel giro di tre anni i periodi di malattia venivano conteggiati doppi. Si accelerava così l’arrivo alla soglia massima di assenze oltre la quale sono previste penalizzazioni economiche. Nel nuovo contratto il periodo di riferimento diventa l’anno. Con il quarto certificato la retribuzione scende al 66%. Dal quinto in poi viene ulteriormente ridotta al 50.
«Non accetteremo mai il principio per cui chi è malato viene pagato meno», si infervora Landini. «Le tutele ci sono, tanto che questi vincoli non riguardano i malati cronici», ribatte Rocco Palombella, a capo della Uilm.
Per finire, c’è la questione dello straordinario «comandato» dall’azienda. Le 40 ore del precedente accordo sono state portate a 80. «Il modello Fiat viene esteso a tutte le imprese», contesta Landini. «Vista la crisi, magari ci fossero aziende in grado di chiedere lo straordinario — ribatte Giuseppe Farina, a capo della Fim Cisl —. E comunque questa concessione è stata compensata su altri fronti».

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