Critiche (dure) ed endorsement Il premier visto dal Financial Times
Entrambi concordano sulla necessità che l’Italia esprima un volto nuovo alle prossime elezioni: il rientro di Silvio Berlusconi viene bocciato «per mancanza di credibilità », mentre al candidato del centrosinistra Pier Luigi Bersani si riconosce «pragmatismo sulla politica economica» (l’editoriale di ieri) però gli alleati di sinistra sono un freno «al taglio della spesa e agli interventi sul mercato del lavoro». Dunque occorre un nome diverso.
Ma quale? Il Financial Times assume due posizioni. Nella prima di due giorni fa, Wolfgang Mà¼nchau critica Monti, «la bolla Mario Monti», perché nonostante la discesa dello spread e nonostante «l’adulazione di cui qualche volta ha goduto» poco è cambiato nella percezione degli italiani «eccetto per ciò che concerne l’economia, caduta in profonda depressione». La ricetta del governo tecnico, secondo Mà¼nchau, è stata insufficiente sotto il profilo della crescita. Allora è necessario un leader politico (Mà¼nchau apprezza Matteo Renzi che è fuori dai giochi) capace di imporre scelte chiare per impedire che «l’Italia si trovi nella posizione della Grecia».
Di diverso tono è l’editoriale di ieri, dal titolo «Un liberale a Roma». Posto che il ritorno della politica è da considerarsi «benvenuto», il Financial Times tifa ora per il Professore in quanto il suo spirito liberale è l’alternativa al populismo di Berlusconi e il «contrappeso utile alle incertezze riformiste dei Democratici». La sua presenza nella corsa elettorale «porterebbe quella qualità nella politica di cui l’Italia ha molto bisogno». Monti candidato o in panchina? Nei giornali, alla fine, la linea la indicano gli editoriali. Dunque, il Financial Times si schiera con Mario Monti. Ma con qualche autorevole defezione e non all’unanimità .
Fabio Cavalera
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