Deficit solo per guerre e calamità ecco la legge del pareggio di bilancio
MILANO — Un trio di controllori che monitori lo sforzo del governo di tenere in pareggio il bilancio pubblico, deroghe limitate a usare il deficit solo in casi estremi, come grave recessione in Europa, guerre o terremoti. E una manovra di rientro verso la parità entrate-uscite da attuare già nell’anno successivo. Alla Camera arriva la proposta di legge che dà attuazione al principio costituzionale approvato sette mesi fa per declinare il fiscal compact comunitario, per cui gli stati europei si impegnano a non sforare i conti pubblici su base annuale.
La legge va votata entro il 28 febbraio prossimo, con procedura rinforzata (maggioranza assoluta per ognuna delle due Camere), anche come «tassello fondamentale di una più ampia strategia per non alimentare nuove tensioni e manovre di natura speculativa tali da far salire oltre il livello di guardia i costi di gestione del debito pubblico», si legge nella relazione introduttiva del testo, firmato anche dalle opposizioni di Lega e Idv. La proposta contiene disposizioni per attuare il principio dell’equilibrio tra entrate e spese del bilancio delle pubbliche amministrazioni (anche locali, dalle Regioni in giù) e della sostenibilità del debito; disciplina i contenuti della legge di bilancio statale; istituisce l’Organismo indipendente per l’analisi e la verifica degli andamenti di finanza pubblica e per l’osservanza delle regole di bilancio.
Il nuovo watchdog, modellato sul Cbo statunitense che vigila sul Congresso, sarà un organismo indipendente che potrà svolgere il ruolo di accusatore davanti alle due Commissioni bilancio, dove l’esecutivo dovrà difendersi. Si chiamerà Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), che «opera in piena autonomia e con
indipendenza di giudizio e valutazione », ed è formato da «tre membri di cui uno con funzioni di presidente», nominati d’intesa dai presidenti di Camera e Senato fra i dieci nomi indicati dalle Commissioni Bilancio delle due Camere. I possibili candidati saranno «di riconosciuta indipendenza e comprovata competenza in materie di economia e finanza pubblica», e resteranno in carica sei anni, non rieleggibili. Saranno scelti tra docenti universitari, consiglieri parlamentari, dirigenti della Banca d’Italia, di amministrazioni pubbliche ed enti statali, delle istituzioni europee, a avranno il compito di «effettuare analisi, verifiche e valutazioni» su ogni fase della formazione dei conti pubblici, manovre correttive incluse.
L’articolo più spinoso della legge è il 6, dove si prevede la chiusura d’esercizio in deficit «in caso di eventi eccezionali: periodi di grave recessione economica relativi anche all’area dell’euro o all’intera Unione europea, eventi straordinari, al di fuori del controllo dello Stato, ivi inclusi quelli relativi alla difesa e alla sicurezza della Repubblica, nonché le gravi calamità naturali». In quei casi, il Governo può sforare, ma solo «sentita la Commissione europea », e incassata l’autorizzazione a maggioranza assoluta delle Camere, che indichi misura e durata dello scostamento, destinazione e finalità cui destinare le risorse disponibili, e preveda il piano di rientro fino al pareggio dei conti.
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