Discorsi più brevi e niente fiori La svolta sobria del leader cinese

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Nel caso di Xi Jinping sono di meno, visto che è stato formalmente nominato lo scorso 15 novembre, ma la sua offensiva contro ogni inutile ostentazione di lusso e potere da parte di vertici e funzionari è già  partita, con l’ovvia eco da parte dei media governativi. Un comunicato informa infatti che «mostreremo con chiarezza la nostra determinazione a migliorare il nostro stile di lavoro e risolvere i problemi nei confronti dei quali le masse esprimono particolare malcontento».
Le indicazioni confermano la percezione di Xi come uomo meno formale rispetto alla rigidità  di Hu Jintao. Con un tocco populista, si affrontano fastidi autentici la cui soluzione (o almeno il gesto di volerne trovare una) comporta difficoltà  relativamente minori. Le misure toccano vanità  personali cui le leadership, centrali e locali, sono affezionate: cancellazione o riduzione dei blocchi stradali per spostamenti nel traffico, taglio o quasi di quelle cerimonie di benvenuto non solo negli aeroporti note per il dispendio di tappeti rossi ed elaborate composizioni floreali, «spending review» delle delegazioni che si muovono da una provincia all’altra o all’estero. Alcune delle prescrizioni riprendono iniziative già  tentate: se all’inizio dell’anno il segretario del Partito di Canton aveva imposto ai suoi di non tenere discorsi superiori ai 60 minuti (!) e contenere la tiratura dei medesimi, adesso anche nel Politburo si farà  lo stesso: «Riunioni efficienti, concisione, niente salamelecchi» e così via. «Lo stile dei funzionari, soprattutto di quelli ai vertici, ha un impatto importante sullo stile del Partito e del governo — riconosce la nuova leadership — e anche sulla società  nel suo complesso. Questo stile di lavoro deve cominciare a manifestarsi tra i membri del Politburo. Se vuoi che il popolo faccia qualcosa, fallo tu per primo; se vuoi che non faccia qualcosa, allora certamente non devi farlo tu».
L’appello di Xi alla sobrietà  è accompagnato da altre mosse che assecondano l’insofferenza della pubblica opinione per lo stile di vita irragionevolmente lussuoso di chi comanda. Il vicesegretario dell’importante regione del Sichuan, Li Chuncheng, è indagato dal Partito per «violazioni della disciplina», ovvero corruzione. Idem parrebbe per Yuan Zhanting, sindaco di Lanzhou (capoluogo del Gansu), per via di una collezione di orologi di lusso svelata dai microblogger: oltre 20 mila euro di valore, incompatibili con la paga ufficiale. A Chongqing, ex feudo del carismatico «neomaoista» Bo Xilai, una serie di dirigenti è stata rimossa o è indagata per violazioni della disciplina di Partito in materia di corruzione e frequentazioni sentimental-sessuali. Tuttavia la lotta contro il malaffare annunciata già  nelle settimane scorse da Xi non potrà  accontentarsi di un restyling e dovrà  trovare un equilibrio tra metodi troppo blandi (che irriterebbero la popolazione) e metodi troppo efficaci (che farebbero vacillare l’unità  del Partito e troppe lealtà  particolari). La formula magica spetta a Xi. Ha poco tempo per metterla a punto, ma dieci anni per completare — se riesce — la cura.
Marco Del Corona


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