Draghi: c’è fiducia Ora recuperate sul costo del lavoro

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PARIGI — Ai «Colloqui del Tesoro» di Parigi, davanti alla direttrice del Fmi Christine Lagarde e ai ministri delle Finanze Pierre Moscovici e Vittorio Grilli, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi sottolinea con orgoglio che il piano anti-spread, con la Bce pronta a comprare i titoli di Stato dei Paesi in difficoltà , sta avendo «effetti significativi». Quindi è il momento di insistere ma a questo punto tocca agli Stati: sono loro che devono rilanciare la competitività  abbassando il costo del lavoro.
«La preoccupazione centrale» di Draghi per stabilizzare l’economia è la competitività . Nella prospettiva di una effettiva unione economica, monetaria e politicamente «legittimata», una unione di Stati sovrani «resta fragile se alcuni Paesi sono permanentemente creditori e altri Paesi debitori». Quindi Draghi invoca passi avanti nell’integrazione politica, ma allo stesso tempo a breve termine chiede ai singoli governi di impegnarsi per ridurre il divario tra Nord e Sud d’Europa e facilitare una ripresa di cui si avranno i primi segnali probabilmente nella seconda metà  del 2013, e che va incoraggiata intervenendo sul mercato del lavoro. «Ci aspettiamo un progresso delle riforme strutturali — ha detto Draghi —. Alcuni paesi di Eurolandia non stanno sfruttando il potenziale della loro forza lavoro, l’innovazione è cruciale in questo senso».
Il rafforzamento della competitività  va perseguito nell’interesse dei singoli Stati ma anche dell’Unione monetaria in generale, sostiene Draghi. È difficile intervenire sul costo del lavoro in una fase economica così delicata, ma bisogna cogliere il momento favorevole di un relativo ritorno della fiducia, e guardare avanti. «Le indicazioni di questi ultimi mesi, di una stabilizzazione delle condizioni dei mercati, consentono di fronteggiare con un certo grado di fiducia le sfide di medio termine che ci troviamo di fronte — ha detto il presidente della Bce —. La sfida è rilevante, ma la posta in gioco, una crescita equilibrata e non inflazionistica, portatrice di lavoro e di progresso sociale, è ancora maggiore».
Il discorso è stato severo, ma improntato a un ragionevole ottimismo quanto alla possibilità  di trarre insegnamenti per affrontare meglio il futuro. «La crisi ci ha mostrato che avevamo sottovalutato gli squilibri di bilancio degli Stati. Per anni si è pensato che fossero sostenibili, e invece non era così, si pensava che le banche fossero ben capitalizzate, e invece alcune non lo erano. Alcuni Paesi hanno vissuto nel mondo delle favole, e questo non è più possibile».
Il ministro Vittorio Grilli si è espresso nella stessa direzione spiegando che gli accordi sulla Grecia e la Spagna «stanno dando credibilità  all’Europa, bisogna lavorare per rafforzare questo convincimento». Dopo il pranzo con il collega Moscovici, Grilli ha commentato i nuovi, preoccupanti dati sull’aumento della disoccupazione in Italia: «Non ci aspettavano niente di diverso, purtroppo in una fase come questa in cui l’economia conosce gravi difficoltà  era inevitabile che l’occupazione ne risentisse». Stesso problema in Francia, dove i disoccupati sono oltre tre milioni e centomila e in ottobre sono aumentati ancora (di 45 mila unità ), per il 18° mese consecutivo. Sintonia con la Francia sugli eurobond (che invece raccolgono da sempre l’opposizione della Germania), specie nella loro versione a breve termine: «I T-bills non sono uno strumento di finanziamento — ha detto Grilli — ma soprattutto un modo per fornire liquidità  ai mercati finanziari».
Mentre si cercano nuove soluzioni per fronteggiare la crisi, in tarda serata è arrivato il taglio della Tripla A al fondo salva-Stati Esm da parte di Moody’s, che ha abbassato il rating di uno scalino. La decisione, ha motivato l’agenzia, è il downgrade della Francia il 19 novembre scorso, secondo finanziatore del fondo.


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