E ora i centristi sperano nella discesa in campo

by Sergio Segio | 9 Dicembre 2012 7:55

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ROMA — «Che Monti torni a fare il professore della Bocconi è difficile». I primi commenti alla notizia delle dimissioni anticipate del premier in area centrista evocano la speranza che presto arrivi la decisione di togliersi i panni di tecnico e decida di impegnarsi con la coalizione di centro. L’incertezza sul futuro politico del premier è stato uno principali ostacoli all’azione del centro. Con Montezemolo che frenava, anche se smentiva l’indiscrezione secondo la quale senza Monti potrebbe decidere di non presentarsi: «Tutti gli scenari rimangono aperti». Lo scenario auspicato dai centristi ora è un impegno diretto del premier. Carburante nobile per Udc e Fli, che hanno fretta di presentare un’offerta politica ai loro elettori e accolgono positivamente la decisione del premier. E infatti ecco i commenti dei leader. Casini, su Twitter: «Chi pensava di costringere Monti a galleggiare, ora è servito». E il presidente della Camera, Fini: «La decisione di Monti di dimettersi gli fa onore. Dimostra alto senso di responsabilità  istituzionale».
L’attacco di Monti ad Alfano certifica la chiusura del dialogo con il Pdl. Meglio rinserrarsi al centro, in un’intesa tra Fini e Casini che mai come in questi giorni sembra senza ombre. L’unico neo per Fini sono i veti che arrivano alla sua ricandidatura da parte della componente della società  civile del centro. Nell’intervista al Corriere, Fini ha lanciato le primarie per i parlamentari. E non è un caso che l’udc Buttiglione, altro deputato osteggiato per la sua lunga carriera, ora aderisca alla tesi di Fini: «Non mi vogliono? Chi ha diritto di porre veti? Nessuno. Semmai facciamo le primarie, un modo semplice per risolvere il problema. A me in linea generale non piacciono, ma visto che non ci sono le preferenze, le primarie sono un buon metodo per sottrarre alle oligarchie il diritto di scelta e di veto».
Buttiglione è convinto che sia necessario fare in fretta: «Credo che la convention del 20, che era in forse, dovrebbe essere confermata». Nonostante le titubanze di Italia Futura? «Casini è stato il più generoso e coraggioso di tutti. Abbiamo aspettato sin troppo. Andiamo avanti e vediamo chi c’è: chi vuol venire venga, nessuno glielo impone». L’altro tema caldo — oltre a quello del listone — sono le alleanze possibili. C’è un’area del centro che guarda a sinistra: Andrea Olivero, Lorenzo Dellai e Andrea Riccardi. Nonostante Vendola: la ricetta di Olivero è quella di creare un contrappeso a Sel che sia forte e autorevole, due elementi che la presenza di Monti come leader renderebbe possibili. La tesi di Olivero fa discutere nel centrosinistra. Se Enrico Letta saluta con grande favore questa alleanza possibile con il centro montiano, il vendoliano Migliore lo rimbecca: «È una tesi impraticabile, se ne faccia una ragione». In difesa di Letta scende in campo Boccia.
Sono in molti nel centro a prendere in considerazione l’alleanza con il Pd. Visto che l’idea casiniana di ago della bilancia è stata vanificata dalla discesa in campo di Berlusconi, non ci sono grandi alternative per contare. Così perfino Buttiglione, non proprio un amico della sinistra, non la esclude: «In condizioni normali siamo alternativi al Pd. E guardiamo con grande diffidenza a Vendola. Ma siamo in una situazione di eccezione e quindi serve una union sacrée per la difesa della patria». Union sacrée senza il Pdl: «Magari ci fosse un Pdl affidabile: ma ha scelto Berlusconi. Sono stato 5 giorni a Singapore per convincere gli imprenditori a investire in Italia. E ci sono anche riuscito. Poi sono salito in aereo, ho aperto il giornale e ho visto che era tornato Berlusconi. Mi sono cadute le braccia, così è tutto inutile». Per questo, Sel fa paura solo fino a un certo punto: «Berlusconi dice cose meno folli di Vendola? Non direi. Anzi, dico che quest’ultimo si è moderato al suo confronto».
Eppure il dado delle alleanze, oltre a quello del listone, non è ancora tratto. E dentro Italia Futura non tutti sono convinti dell’opportunità  di schierarsi con Bersani: «Non condivido la posizione di Olivero — dice il piemontese Gianluca Fusco — non abbiamo fatto tutto questo per diventare un cespuglino di centro dentro una coalizione con Bersani e Vendola». Una parola forse non definitiva ma importante potrebbe arrivare già  martedì, quando a Reggio Emilia Montezemolo e Olivero parteciperanno insieme a un convegno «Verso la Terza Repubblica».

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