Fiat punta un miliardo sull’impianto di Melfi
MELFI — Entro i 2016 la Fiat garantirà la piena occupazione a tutti i suoi dipendenti, lancerà 17 nuovi modelli, metterà in campo «un’autentica rivoluzione che ci consentirà di uscire dall’ingorgo delle produzioni generaliste per puntare a quella gamma premium che gli italiani hanno già dimostrato di saper fare». Eccolo il piano che Sergio Marchionne aveva promesso nelle scorse settimane e che verrà illustrato stabilimento per stabilimento nei prossimi mesi. Dopo Melfi toccherà a Mirafiori, probabilmente a fine gennaio, e poi a Cassino. Non un piano organico, perché dopo l’esperienza di Fabbrica Italia la Fiat ha imparato a non lanciarsi in previsioni secche difficili da mantenere. Ma un work in progress in tempi relativamente stretti.
Marchionne parla di una produzione a pieno ritmo «entro i prossimi 3-4 anni» e da questa frase si può dedurre che l’orizzonte di riferimento è il 2016. Il progetto, presentato nella fabbrica lucana alla presenza di Mario Monti, comincia con la produzione a Melfi di due suv della fascia B, quella delle utilitarie. Sono i due modelli che originariamente avrebbero dovuto essere prodotti a Mirafiori. Marchionne spiega che si tratterà di un piccolo suv della Jeep, da realizzare a partire dal 2013, e di un modello Fiat chiamato 500 X, un’auto più grande della 500 L. Fuori dai cancelli la Fiom, con Maurizio Landini, protesta contro la discriminazione che impedisce ai rappresentanti della Cgil di essere presenti alla manifestazione. E distribuisce volantini con dieci domande per l’ad. La principale è: «Che fine farà la produzione della Punto quando arriveranno i Suv?». Sergio Marchionne risponde che «a Melfi la produzione della Punto continua». E dal palco spiega che «la ristrutturazione di questa fabbrica consentirà di produrre quattro nuovi modelli sulle nuove linee che verranno installate ». Questo significa che quando andrà ad esaurimento la produzione dell’attuale Grande Punto, probabilmente nel 2015, la Fiat potrà scegliere se sostituirla producendola a Melfi o se trasferirla in Serbia o in Turchia magari realizzando una versione low cost. Di certo nei prossimi mesi, in occasione della ristrutturazione delle linee, sarà necessario «un periodo di sacrifici», come dice Marchionne senza parlare esplicitamente di una cassa integrazione per ristrutturazione che nella fabbrica lucana appare a questo punto inevitabile. In cambio, a fine anno, la nuova Melfi potrà produrre fino a 1.600 auto al giorno.
Dunque, il periodo dell’Aventino degli investimenti sembra concluso. «È stato giusto — dice Marchionne guardando negli occhi Mario Monti seduto di fronte a
lui — scegliere di prendere un momento di pausa evitando di bruciare investimenti nel momento in cui il mercato scendeva. Per questo siamo rimasti ai margini del campo di battaglia. Ora abbiamo scelto una ripartenza». Commentano positivamente Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, presenti alla festa. «Questo di Melfi è il terzo miliardo investito dalla Fiat in Italia dopo Pomigliano e Mirafiori, a dispetto dei profeti di sventura », dice Bonanni. «Prima esportavamo lavoratori e importavamo automobili, ora potremo fare il contrario», promette Angeletti.
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