Freno agli esami inutili I medici devono motivarli

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ROMA — È qualcosa di più di un interminabile elenco il grande libro delle cure gratuite del servizio sanitario nazionale appena firmato dal ministro della Salute, Renato Balduzzi. Oltre a contenere la lista aggiornata delle patologie a carico della sanità  pubblica, e che tutte le Regioni, indistintamente dovranno garantire, viene introdotta una novità .
Una norma di carattere generale che spinge il medico a indicare sulla prescrizione di interventi diagnostici il motivo per cui ritiene siano necessari al paziente. L’obiettivo è ridurre il margine degli esami inappropriati che tanto peso hanno sulla spesa sanitaria. Pensiamo soltanto all’abuso della risonanza magnetica. Un fenomeno chiamato «medicina difensiva», alimentato dal ricorso a prescrizioni inutili. Le Regioni secondo il decreto di Balduzzi dovranno controllare la congruità  delle ricette attraverso un campione di verifiche del 5%.
Alla fine del documento un allegato stabilisce i criteri di base per individuare l’inappropriatezza che è uno dei mali del nostro sistema. A parte questa norma che, secondo il ministero, «sarà  la chiave per risparmi notevoli», i Lea sono stati rimpolpati. L’acronimo significa livelli essenziali di assistenza, prestazioni per le quali vale l’obbligo di garantirle al cittadino gratuitamente o con pagamento di ticket.
Tra le novità  annunciate le ludopatie, intese come malattia per dipendenza dal gioco d’azzardo. Arriva il parto con analgesia epidurale, indolore, ma solo nelle strutture attrezzate di anestesista «dedicato» che dunque sappiano assicurare un certo tipo di organizzazione.
Entrano poi 110 malattie rare, di origine genetica, così chiamate perché hanno un incidenza estremamente bassa nella popolazione, meno di 5 casi ogni 10 mila abitanti.
E, ancora, cinque patologie croniche: broncopneumopatie croniche ostruttive, meglio conosciute come enfisema polmonare, dal II stadio moderato in su, osteomieliti cioè infiammazioni delle ossa, patologie renali, con certi valori di creatina, il rene policistico autosomico dominante e la sarcoidosi.
Per quanto riguarda le ludopatie, verranno curate presso i Sert e i centri diurni, cioè i servizi che si occupano di dipendenza. Fa il suo ingresso la sindrome da Talidomide, lo scandalo degli anni 60. Un farmaco contro la nausea preso in gravidanza da centinaia di migliaia di donne causò nel mondo la nascita di 10 mila bambini gravemente malformati agli arti, non si sa esattamente quanti in Italia. L’elenco ha conservato intatte le voci preesistenti perché «il risparmio verrà  attuato attraverso il controllo dell’appropriatezza diagnostica».
Il Comitato permanente per la verifica dei Lea vigilerà  che le Regioni rispettino il tetto del 5% delle ricette passate al vaglio. I livelli assistenziale passano ora al ministero dell’Economia, poi andranno in Conferenza Stato-Regioni dopo il parere espresso dalle Commissioni parlamentari che si potranno esprimere a Camere sciolte. C’è ancora parecchia strada da fare.
Erano in preparazione dall’anno scorso, il lavoro era cominciato già  durante il governo Berlusconi. L’ultima edizione è del 2008, la prima del 2001. C’era molta attesa. Balduzzi ritiene sia «una risposta concreta a molte persone e a molte famiglie che soffrono. Anche nelle difficoltà  economiche il nostro servizio sanitario si dimostra capace di intervenire». Però le critiche non sono morbide.
Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, pone subito dei paletti: «Senza una ripresa del dialogo con le Regioni e la riaffermazione delle relazioni istituzionali non ci sono le condizioni per costruire un Patto della Salute (cioè l’accordo sui programmi da portare avanti nel prossimo triennio) e dunque per un serio governo della sanità ». Insomma secondo queste dichiarazioni siamo solo all’inizio di un cammino accidentato.
Promuove il lavoro appena concluso il senatore del Partito Democratico Ignazio Marino soprattutto per quanto riguarda «la parte molto positiva del parto indolore». Però, aggiunge, «il 5% delle ricette controllate è insufficiente. Servono controlli più estesi coordinati da un Garante della Salute con poteri sanzionatori e di sospensione sul pubblico e sul privato».
Margherita De Bac


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