Il pilota Harry fa centro Ucciso un capo talebano

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Principe nudo a Las Vegas, tiratore di missili sull’Apache. La bravata e la battaglia, dalla partita persa di «strip biliardo» all’uccisione di un capo talebano. Questa è la vita del soldato più famoso dell’Isaf. La missione internazionale è agli sgoccioli, ma quella che si combatte in Afghanistan è ancora una guerra vera. E il principe Harry la vive in prima linea. I media avevano lasciato il secondogenito di Carlo d’Inghilterra a fine agosto nella «città  del peccato», senza vestiti, «abbracciato» a una ragazza. Lo ritrovano adesso con mimetica e «casco intelligente», incastrato sul muso del suo Apache, l’elicottero da combattimento più letale del mondo. Dita sul grilletto: in una guerra che sembra avere come sottofondo soltanto il distante ronzio dei droni senza pilota, dalla provincia di Helmand arriva sui giornali popolari londinesi la notizia che il capitano Harry Wales (il suo nome ufficiale nell’esercito) ha polverizzato un leader talebano centrandolo con il boato di uno o più Hellfire a guida laser, 50 chili di missile che si schiantano sul bersaglio alla velocità  di 1.600 km all’ora.
L’attacco è avvenuto a fine ottobre, pochi giorni dopo che Harry il rosso arrivasse a Camp Bastion, la più grande base dell’Afghanistan nella roccaforte dei talebani. Battesimo del fuoco per il «party prince», quando un commando a terra ha richiesto l’intervento degli Apache. Non solo principe festaiolo: in qualità  di copilota armiere, mentre il suo compagno guida e manovra il «tank volante», Harry è quello che comanda la missione, fa da navigatore e nel caso spara. Davanti all’occhio destro ha un piccolo schermo verdolino dove compaiono le informazioni che servono in tempo reale: velocità , distanza del bersaglio, arma più indicata. Harry ha imparato il mestiere negli Stati Uniti, con un corso di 18 mesi terminato nel febbraio di quest’anno nel deserto della California dove le condizioni più assomigliano a quelle del teatro afghano.
Scelta fortemente voluta, dopo che nel 2008 il ventottenne principino fu costretto a lasciare l’Afghanistan perché la sua presenza era stata «scoperta» da media stranieri. Il nipote della regina era diventato un obiettivo troppo appetibile per i talebani e fu rispedito a casa dopo che per dieci settimane aveva svolto la funzione di «controllore di volo», l’ufficiale di terra che fornisce le indicazioni per i bombardamenti aerei. Harry non si è dato per vinto, rifiutando un percorso simile a quello del fratello. Anche William, che lo precede nella linea di successione, è un elicotterista della Raf, però abbastanza al sicuro su un velivolo di soccorso. E la missione più rischiosa l’ha svolta recentemente alle isole Falklands, dove la guerra è finita da 30 anni. È Harry il guerriero di famiglia, il destino dei cadetti come Andrea, il fratello minore di Carlo che prese parte al conflitto contro l’Argentina. Negli anni ruggenti l’ex marito di «Fergie la rossa» era soprannominato Andy the randy (il mandrillo) o principe playboy. Oggi il nipote Harry cerca di superare lo zio in tutti i sensi. Dallo «strip biliardo» in un hotel di Las Vegas ai sedici missili Hellfire caricati sulle «ali» dell’Apache, a pochi metri dal suo seggiolino di comando, da sganciare con un clic.
Deciso a tornare in Afghanistan, Harry ha scelto di diventare copilota di elicotteri da combattimento nella speranza che questo avrebbe aumentato le sue chance di ammissione. Ha funzionato. A casa sono contenti e in apprensione: papà  Carlo, 64 anni, ha fatto sapere di essere orgoglioso e di condividere gli stati d’animo di chi ha un figlio in guerra. Pure una guerra che va finendo, tra le paura degli afghani e le assicurazioni dei politici occidentali come il premier britannico Cameron, che tre giorni fa proprio a Camp Bastion ha dichiarato che l’Afghanistan adesso è un Paese migliore e che la missione si concluderà  l’anno prossimo.
La fine di una guerra è spesso la fase più rischiosa. Anche se si combatte dentro un apparecchio da oltre 30 milioni di euro, iper sofisticato ma comunque vulnerabile come ogni «chopper» (decine caduti in Afghanistan). Harry, ribattezzato da qualcuno «Big H», passerà  il Natale con le truppe condividendo il super tacchino degli ufficiali. Via Skype parlerà  con la royal family riunita a Sandringham, si guarderà  come milioni di sudditi la popolare sitcom «The Royle family» (una famiglia di Manchester). Sognando una nuova missione, o la prossima licenza a Vegas.


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