Ilva, oggi si discute il decreto governo pronto al voto di fiducia

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Il tutto deve avvenire entro questa settimana. «Sono molto tranquillo» avrebbe dichiarato Clini dicendosi fiducioso sulle imminenti votazioni, precisando di aver discusso della questione Ilva anche con il commissario europeo per l’ambiente, Janez Potocnik. Ciò detto, non si intravedono pericoli all’orizzonte: vi è infatti una larghissima maggioranza in parlamento a favore di un decreto che se da un lato ha già  riconsegnato all’Ilva l’area a caldo con la relativa facoltà  d’uso degli impianti per continuare l’attività  produttiva (mai interrotta nonostante il sequestro preventivo della magistratura dello scorso 26 luglio che privava l’azienda della facoltà  di produrre); dall’altro, attraverso un emendamento integrativo studiato ad hoc, «strapperà » i sigilli della Guardia di Finanza dalle merci sequestrate il 26 novembre, consentendo all’Ilva di rientrare in possesso di 1.700.000 tonnellate tra di coils, tubi e bramme per un valore stimato in 1 miliardo di euro (materiale che per la magistratura tarantina costituisce invece corpo del reato, proprio perché prodotta durante il sequestro).
La merce in questione é già  venduta e consentirà  all’azienda di togliere un po’ di castagne dal fuoco, ritornando così alla «normalità » dopo oltre quattro mesi di «stato di calamità ». I prodotti sbloccati, infatti, permetteranno all’area a freddo di Taranto (con il progressivo rientro da ferie forzate e cassa integrazione di 1.400 unità ) e agli altri impianti Ilva in Italia, in primis a Genova e Novi Ligure, di uscire dall’impasse venutosi a creare negli ultimi tempi. Ciò nonostante, ieri gli autotrasportatori dell’indotto Ilva ha tenuto un sit in nel piazzale antistante la portineria C dello stabilimento in favore del decreto legge. «Anche noi – sottolineano in una nota – amiamo i nostri figli. Vogliamo la salute; vogliamo il lavoro». Sarebbero 500 le microimprese interessate con 600 lavoratori dipendenti ed altre imprese quali officine meccaniche, gommisti, elettrauto e carbodistributori. «Non possiamo più aspettare – dicono gli autotrasportatori – perché le banche ci stanno mettendo alle strette. Noi imprese non godiamo di alcun ammortizzatore sociale: dobbiamo chiudere e basta». Gli autotrasportatori sostengono che la compatibilità  tra «lavoro e ambiente si può e si deve fare. Si deve partire immediatamente sia con l’attività  lavorativa che con quella di risanamento e di bonifica. Vogliamo che la magistratura – concludono – debba e possa essere l’elemento di congiunzione per questa ripartenza e per l’eventuale controllo, e non un ostacolo». Incolonnatisi sulla via Appia con oltre 80 camion, hanno creato non pochi disagi alla circolazione per poi rientrare nel siderurgico in serata. Ma la realtà  è ben altra: i sindacati infatti, sono ancora in attesa del piano industriale che nell’ultimo incontro tra azienda e parti sociali è stato rinviato al mese di gennaio. Dunque, al di là  del decreto, regna ancora un alone di incertezza sulle reali intenzioni del gruppo Riva di continuare ad investire sul siderurgico tarantino. Infine, il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di libertà  per Carmelo Dellisanti, rappresentante legale della Promed Engineering srl, agli arresti domiciliari dal 26 novembre per associazione per delinquere e concussione.


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