Ilva, sì della Camera con fiducia e il decreto va

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ROMA. Il primo passo per restituire l’Ilva alla famiglia Riva è fatto. Con una voto reso scontato anche dalla fiducia chiesta dal governo martedì sera, la Camera ha dato ieri il via libera la decreto salva-Ilva con 420 voti a favore, 21 contrarti e 49 astenuti. Si tratta di un testo diverso da quello uscito dal consiglio dei ministri, modificato durante l’esame delle commissioni con alcuni emendamenti di Pd e Lega. Il provvedimento passa adesso all’esame del Senato. «E’ un provvedimento chiave per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese», ha detto il ministro dell’Ambiente Corrado Clini spiegando che con l’approvazione del decreto la produzione potrà  riprendere sia a Taranto che negli altri stabilimenti del gruppo. «L’Ilva deve sostenere i costi di risanamento ambientale come previsto dall’Aia – ha proseguito il ministro -. Su questo lavoreremo affinché vengano realizzati gli interventi prescritti».
Le novità . Il decreto prevede la riconsegna degli impianti e del materiale sequestrato nella mani dell’azienda (che ieri ha annunciato di rinunciare al ricorso contro il rifiuto del gip Todisco di dissequestare i prodotti finiti). Tre le modifiche apportate dalle commissione: l’introduzione della Valutazione di danno sanitario (Vds) che accompagnerà  l’Aia, con report trimestrali al parlamento sulle condizioni sanitarie dell’area tarantina. Un eventuale allarme rosso in tal senso significherebbe che il cronoprogramma dettato dall’Aia non viene rispettato e provocherebbe l’intervento del Garante con sanzioni sia pecuniarie che, eventualmente, sottoponendo l’azienda ad amministrazione controllata. La seconda novità  prevede per la sola Asl di Taranto una deroga al patto di stabilità  nella misura di 10 milioni di euro l’anno per il triennio 2013/2015. Questo potrà  permettere l’assunzione di medici e infermieri da impiegare anche nella prevenzione delle malattie. Terza e ultima modifica, infine, l’obbligo per il Garante di riferire non solo alle istituzioni centrali ma anche agli enti locali sul rispetto del cronoprogramma. A questi tre emendamenti del Pd se ne è aggiunto un quarto della Lega che chiede al governo la presentazione entro un anno di un piano nazionale per l’acciaio.
Le reazioni. Soddisfatto Nichi Vendola, che ha parlato di decreto «sensibilmente migliorato dalla Camera». Critiche arrivano invece da Legambiente («il decreto modifica la legislazione ambientale per le aziende medio grandi che si trovano nella stessa situazione dell’Ilva e continua a non salvare la città  di Taranto», è stato il commento del presidente Cogliati Dezza) e da Angelo Bonelli. «Oggi il parlamento ha sfiduciato la Costituzione» ha detto il presidente dei Verdi, per il quale il provvedimento rappresenta «uno schiaffo alla magistratura che viene commissariata e umiliata».


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