by Sergio Segio | 13 Dicembre 2012 15:04
E’ stato inserito a sorpresa al Senato un emendamento alla legge di stabilità , firmato dai relatori sen. Paolo Tancredi (PdL) e Giovanni Legnini (Pd), che modifica (o meglio stravolge) la normativa sull’Impresa Sociale (Dlgs.155/2006). In particolare la modifica prevederebbe che le srl e spa, imprese sociali in base alla legge, possano distribuire gli utili ai soci, introducendo sostanzialmente una logica capitalistica e speculativa; prevede inoltre la possibilità di distribuire il 50% dell’utile netto di esercizio a enti profit lucrativi o enti pubblici soci dell’impresa sociale stessa.
Un intervento sostanziale, arrivato senza consultare le centrali della cooperazione e in zona Cesarini nella legge di stabilità , ultimo atto del governo Monti che dovrà essere per forza approvata entro martedì 18 dicembre. Tempi strettissimi, dunque, e modi che hanno profondamente irritato il mondo cooperativo: “E’ una proposta della quale non si comprende l’utilità e la coerenza con la legge di stabilità , tanto da farci dubitare che nasca da un accordo tra Governo e relatori”, ha scritto in una nota questa mattina Federsolidarietà , che si spinge a ipotizzare l’inammissibilità dell’emendamento, in quanto “non attinente con la legge di stabilità , che dovrebbe contenere esclusivamente disposizioni volte a fissare gli obiettivi dei saldi di finanza pubblica”.
Vita.it ha raggiunto Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà – Confcooperative, per un commento a caldo.
Guerini, cosa è successo in Commissione Bilancio al Senato?
E’ un colpo di mano, non c’è dubbio. Il mondo della cooperazione è assolutamente estraneo a quanto sta accadendo, nessuno ci ha consultato, altrimenti avremmo espresso la nostra netta contrarietà . Si tratta di un emendamento infilato all’ultimo momento, firmato dai relatori ma sicuramente non scritto da loro.
E da chi allora?
Secondo quanto sono riuscito a sapere, l’idea è stata di un esponente del governo. Arriva direttamente dall’esecutivo questa bella trovata, che vuole scimiottare malamente qualche esempio di social business anglosassone ma con la nostra tradizione non c’entra nulla e rappresenta un corpo estraneo rispetto al tessuto sociale ed economico del terzo settore italiano. Oltretutto, così come è scritto, è pure miope, perché fa perdere entrate allo Stato…
Cioè?
Non è stato valutato l’impatto economico di questa modifica. A quanto ammonta l’aggravio per le finanze pubbliche che deriva dal dividersi utili non tassati? Qualcuno di questi cervelloni se lo è chiesto? L’unica cosa certa è che ci sarà potenzialmente un minore introito per le casse pubbliche oltre all’apertura di un varco per portare la logica e la cultura della speculazione finanziaria nel cuore del terzo settore produttivo.
Ma se questa novità scontenta voi e danneggia anche lo Stato, a chi giova?
Io un’idea ce l’ho. Ricordiamoci quello che ha detto il presidente Monti sulla sanità pubblica da ripensare. Il mercato sociosanitario italiano è enorme, e fa gola da sempre ai privati. Un provvedimento del genere servirà a far partire qualche impresa sociale in più nel settore sanitario, qualche Rsa a basso costo con una remunerazione sicura ed esentasse, e via con i profitti. Mi sbaglierò, ma dietro una mossa del genere ci sono grandi investitori che sperano di far soldi con la sanità privata, snaturando l’unico privato sostenibile in sanità , quello non profit.
Che farete ora?
Stiamo contattando i colleghi delle altre realtà cooperative e del terzo settore per unirci contro questo tentativo. Ci faremo sentire, chiamerò i relatori della legge, e cercheremo di fermare questa aberrazione.
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