Imu oltre le aspettative, incassati 24 miliardi
ROMA — Molti mugugni, ma poche file. Ieri, lunedì 17 dicembre, si è conclusa la colossale operazione Imu che ha visto nel 2012 il ritorno delle tasse sulla prima casa, la rivalutazione del 60 per cento delle rendite catastali e il salasso sulla seconda casa (con l’aumento delle aliquote base rispetto alla vecchia Ici). In poche parole gli italiani hanno dovuto sborsare per la prima casa in media 278 euro (con una aliquota media calcolata al 4,23 per mille) e per la seconda hanno pagato 745 euro con una aliquota media, valutata dalla Uil servizio politiche territoriali, nell’8,78 per mille. Cifre medie che nei grandi centri sono diventate una vera e propria stangata: basti l’esempio di Roma dove in media per la prima casa si è pagato 639 euro e Milano dove l’abitazione dove si vive è costata di tasse 428 euro in media. A segnare gli umori dei contribuenti in questo scorcio dell’anno, oltre alla crisi del conto corrente, anche l’incertezza: le delibere dei Comuni con le aliquote definitive sulle quali calcolare il saldo, sono arrivate in zona Cesarini. I Municipi, a corto di risorse, non hanno esitato a sfruttare la possibilità di aumentare le aliquote Imu: ben un comune su tre ha aumentato la prima casa, e uno su due quella per la seconda. Pochissimi Comuni, solo 500, hanno diminuito l’aliquota per la prima casa.
Il primo bilancio dice che con l’assegno di ieri (il saldo vale 13,6 miliardi) si sta andando verso un megagettito Imu di 24 miliardi contro i 21 stimati dal governo nel decreto Salva Italia. Le stime sul peso dell’imposta, che dovrebbe dare tra i due e i tre miliardi in più delle previsioni fatte dal governo, convergono. Secondo la Uil si dovrebbero raggiungere i 23,2 miliardi, per la Cgia di Mestre l’imposta dovrebbe portare nelle casse dello Stato e dei Comuni oltre 24 miliardi. Un’analisi di Synergia consulting group, alleanza di 14 studi di dottori commercialisti, stima il gettito complessivo dell’imposta in 23,8 miliardi. «Aspettiamo i dati – ha detto margine di una riunione con i relatori della Legge di stabilità il ministro dell’Economia Vittorio Grilli – li avremo solo l’anno prossimo, ora sono solo parziali di cassa. Se ci fossero entrate superiori alle attese potrebbe essere salutare per i nostri conti», ha osservato il ministri.
I ritardatari che ieri non hanno provveduto al saldo, per difficoltà economiche o per altri motivi, potranno farlo nei prossimi giorni pagando una mini-sanzione. Il cosiddetto «ravvedimento operoso» prevede, infatti, una multa dello 0,2 per cento (20 centesimi ogni 100 euro di importo) per ogni giorno che passa fino al 14esimo. Dal 15esimo giorno al 30esimo, invece, la multa è del 3 per cento. A questo si dovranno aggiungere gli interessi legali (pari al 2,5 per cento l’anno). Con sanzioni leggermente più salate si potrà pagare anche con oltre un mese di ritardo.
Intanto si chiarisce anche la questione dell’Imu-Chiesa. Secondo alcune indiscrezioni la Commissione europea domani dovrebbe decidere che, dopo le modifiche del governo Monti che individuano i criteri per la ripartizione tra aree di culto e aree commerciali, le norme italiane sull’Imu per gli enti religiosi non violerebbero quelle europee sugli aiuti di Stato. Di conseguenza la Commissione Ue potrebbe chiudere la procedura d’infrazione aperta contro l’Italia.
Rush finale per la legge di Stabilità che oggi dovrebbe arrivare nell’aula del Senato, incassare la fiducia e passare rapidamente alla Camera. L’esame del provvedimento in Commissione Bilancio, continuato fino in nottata, ha aperto la porta al recupero di nuove risorse per i Comuni in perenne debito d’ossigeno.
Le risorse per allentare il patto di stabilità interno per Municipi e Province salgono da 800 a 1,25 miliardi. Nello specifico, 600 milioni andranno ai Comuni per l’allentamento del Patto di stabilità , 180 milioni ai piccoli comuni sotto i cinquemila abitanti e 200 milioni alle Province per lo stesso scopo. Beneficeranno di 20 milioni di euro, sempre per allentare il Patto interno, i Comuni che hanno aderito alla presentazione dei bilanci sperimentali. A questo importo si sommano 250 milioni di minori tagli.
Risolta anche la questione della riforma delle Province: ieri la Commissione ha approvato l’annunciato emendamento che congela la riforma per un anno e che blocca per un anno le elezioni (sono interessate 6-7 Province che saranno commissariate).
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