Ingroia si candida e attacca Grasso «Scelto dal Cavaliere»

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ROMA — Entra in una sala molto piena nel centro di Roma che è quasi mezzogiorno, si mette davanti ad una ridda di microfoni e comincia a parlare. Di filato. Antonio Ingroia smetterà  dopo quasi tre quarti d’ora. Dopo aver menato fendenti al Pd di Bersani ed esaltato la memoria di Enrico Berlinguer. Dopo aver aperto la porta a Beppe Grillo e denigrato l’operato di Silvio Berlusconi al pari di quello di Mario Monti.
Il magistrato Antonio Ingroia ieri si è ufficialmente candidato per la corsa alla presidenza del consiglio, a capo di una lista che ha un nome che non avrebbe bisogno di spiegazioni: «Rivoluzione civile Ingroia». Nel simbolo, su fondo arancione sfumato, c’è un disegnino di omini rossi che evocano il quadro di Pellizza da Volpedo. Nella lista: l’Idv di Antonio Di Pietro, i Verdi di Angelo Bonelli, I Comunisti italiani di Oliviero Diliberto, il Partito della Rifondazione comunista di Paolo Ferrero. In sala ieri, e in odor di candidatura, anche Oliviero Beha e Alessandro Giglioli.
Antonio Ingroia non ha usato i mezzi termini ieri. Mai. «Siamo in un’emergenza democratica per via dello strapotere criminale e dell’inadeguatezza della politica» l’esordio che diventerà  un crescendo durante la sua oratoria. Aggiunge infatti l’ex pm di Palermo: «Quando giurai la mia fedeltà  alla Costituzione pensavo di doverla servire soltanto nelle aule di giustizia. Ma non siamo in un paese normale e in una situazione normale». I fendenti per Bersani colpiscono anche Piero Grasso, che si è appena candidato con il Pd: «Piero Grasso divenne procuratore nazionale antimafia perché scelto da Berlusconi grazie a una legge ad hoc che escludeva Giancarlo Caselli, Piero Grasso è il collega che voleva dare un premio, una medaglia al governo Berlusconi per i suoi meriti nella lotta alla mafia», dice Ingroia. Senza risparmiare bordate nemmeno per Luciano Violante che, in un’intervista al Corriere, aveva giustificato la candidatura di Grasso e non quella di Ingroia: «Violante la pensa su Grasso come il senatore Dell’Utri. Riflettiamo su questo».
Tra i numi di Ingroia, oltre a Berlinguer, non potevano mancare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Anzi, il suo discorso è tutto all’insegna della lotta alla mafia (fra i candidati il figlio di Pio La Torre) e il magistrato si commuove ricordando la lettera scritta per lui da Salvatore Borsellino, fratello di Paolo.
In sala ieri anche Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, e Luigi de Magistris, sindaco di Napoli e l’idea sarebbe quella di abbracciare l’intero movimento arancione, quello che fece trionfare i sindaci a sinistra del Pd. C’è però la nota stonata di Giuliano Pisapia che proprio ieri dalle colonne dell’Unità  ha mandato a dire: giù le mani da questo movimento.


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