Inviati siriani in America Latina. «Assad cerca asilo»

Loading

Che fine farà  Bashar Assad? Linciato come Muammar Gheddafi? Catturato in un rifugio di fortuna e poi impiccato come Saddam Hussein? In carcere e poi ricoverato in un ospedale militare sotto sorveglianza come Hosni Mubarak? Oppure fuggirà  in esilio come riuscì a Zine El-Abidine Ben Ali? La domanda è nell’aria da tempo. E negli ultimi giorni si è fatta più pressante con le notizie incalzanti che arrivano dal fronte della rivoluzione. I ribelli stringono l’assedio su Damasco. Aleppo da città -martire accerchiata sta diventando la tomba dell’esercito lealista. Si teme per le armi chimiche della dittatura. Ieri Hillary Clinton, dopo un incontro a Bruxelles con i ministri degli esteri Nato, è tornata a paventare l’ipotesi del genocidio da testate non convenzionali. «Temiamo che, se messo con le spalle al muro, Assad possa ricorrere alle armi chimiche, oppure perda il loro controllo e cadano nelle mani di gruppi estremisti», ha dichiarato il Segretario di Stato Usa.
Fanno dunque clamore le rivelazioni pubblicate ieri dal quotidiano israeliano Haaretz circa la possibilità  che Assad abbia chiesto asilo a Paesi amici in America Latina. Non stupisce che gli israeliani siano particolarmente attenti a ciò che accade oltre le alture del Golan e il monte Hermon (dove una foresta di antenne e sensori super-sofisticati spia al secondo gli accadimenti a Damasco). Già  diverse bombe sparate dalla Siria sono cadute sul Golan israeliano negli ultimi mesi (praticamente non accadeva dalla guerra del Kippur nel 1973). Figurarsi poi con quanta apprensione Gerusalemme segua le vicende degli arsenali non convenzionali del vicino. Haaretz fornisce dettagli importanti, alcuni ripresi dalla stampa sudamericana. A fine novembre Assad avrebbe inviato il suo vice ministro degli Esteri, Faisal al-Miqdal, per un tour a Cuba, in Ecuador e in Venezuela con missive personali per i leader dei tre Paesi. In particolare cerca aiuto da Hugo Chà¡vez, il quale, sin dallo scoppio delle rivolte siriane, nel marzo 2011, non ha mai smesso di esprimere il proprio sostegno al regime di Damasco. Il quotidiano venezuelano El Universal, citando il ministero degli Esteri locale, conferma l’arrivo della missiva. Chà¡vez l’avrebbe ricevuta il 27 novembre mentre era in procinto di partire per cure mediche a Cuba.
Non si conosce la risposta. Né giungono dettagli in merito da Damasco. Pure è da supporre che, se la notizia fosse confermata, Bashar cerchi asilo per sé e qualche centinaio fra parenti e fedelissimi: la moglie Asma, i tre figli, la madre Anisa, il fratello Maher, il cerchio dei cugini Makhlouf e altre decine tra generali ed esponenti delle grandi famiglie alauite. Da Washington l’amministrazione Obama conferma di essere a conoscenza di offerte di asilo ad Assad da parte di parecchi Paesi del Medio Oriente «e altrove».
Occorre però aggiungere che l’ipotesi di una fuga collettiva oltreoceano presenta incognite gigantesche. Il cerchio si stringe sempre di più. L’aeroporto di Damasco funziona a intermittenza. Gli Assad dovrebbero esporsi per un lungo viaggio. Se davvero pensano all’esilio, per loro sarebbe probabilmente molto più semplice trovare accoglienza a Teheran, o addirittura presso gli alleati russi, che ancora forniscono armi e sostegno diplomatico. E non va dimenticata neppure la narrativa della resistenza ad oltranza. Anche in questo caso è difficile valutarne la consistenza. Ma certo è che la propaganda del regime, sino ad ora amplificata dai media russi, ribadisce che il presidente non ha alcuna intenzione di partire. Intervistato a metà  novembre dall’emittente in lingua inglese Russia Today, lo stesso Assad ha reiterato: «Vivrò e morirò in Siria». Non è chiaro che ne pensi Asma, che ancora questa primavera ordinava via Internet gioielli, mobili e vestiti: difficile vederla ora come una sorta di Eva Braun pronta a suicidarsi col suo amato nel bunker assediato.
Lorenzo Cremonesi


Related Articles

Sul web parte la rivolta dei militanti 5 stelle

Loading

Le accuse della base pentastellata: “Avete fatto un becero gioco politico”. Attacca il sindaco di Parma Pizzarotti: “Occasione sprecata”. Protesta delle associazioni gay. I senatori si difendono: “Non si calpesta la Costituzione”

La polizia a Torino usa la mano dura contro i ciclisti della critical mass

Loading

 La polizia usa metodi pesanti, denunciati quattro ciclisti. La giunta 5Stelle sta con le due ruote

Nel cantiere fortino duemila agenti per 30 operai

Loading

L’area militarizzata contro nuovi blitz. Filo spinato e palizzate difenderanno uomini e ruspe. Uno schieramento colossale organizzato in tre turni. Sorgerà  anche una caserma 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment