L’agenda Monti o la nostra agenda del buon vivere

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Ci viene ripetuto che nulla cambierà  a prescindere dall’esito del voto. In molti si chiedono quindi che senso abbia votare, o parlare di sovranità . La stessa proposta politica che ha determinato la crisi in Europa e nel mondo ha conquistato l’appoggio anche di chi avrebbe dovuto rappresentare una alternativa.
I dati del Censis offrono invece la fotografia di un paese in cui un terzo della popolazione non ce la fa più; i rapporti Ocse indicano un costante aumento del debito e delle diseguaglianze. A questo si aggiungono le ultime analisi delle agenzie Onu per lo sviluppo e l’ambiente e della Bm, che denunciano la catastrofe ecologica, il fallimento del modello liberista fondato sulla crescita economica e l’immediata necessità  di modificare attività  produttive e consumi per evitare la catastrofe per il genere umano. In Italia le due grandi crisi del nostro tempo, quella sociale e quella ecologica, sono ignorate dall’agenda politica. Chiunque, a partire dalla propria situazione materiale, provi invece a declinare un ragionamento che tenga insieme le questioni legate alla giustizia sociale ed ambientale viene ignorato o censurato. Come le decine di migliaia di tarantini che lo scorso 15 dicembre hanno attraversato una città  martoriata, denunciando una politica economica dannosa e criminale per tutti. Cancellati dai media e dalla politica pur di non guardare in faccia la gravità  della situazione causata da un modello di civiltà  ormai in crisi ovunque.
Le forze politiche in campo sembrano più preoccupate di “rassicurare” i mercati, le agenzie di rating, le grandi banche. Ma è rimasto qualcuno che voglia ragionare, non rassicurare noi italiani ed italiane? Negli ultimi 20 anni nel nostro paese non vi è stata solo la st«agione del berlusconismo. Sono nate nuove soggettività  della politica che in ogni territorio si sono impegnate a difendere democrazia e beni comuni, promuovendo pratiche ed alternative credibili che oggi potrebbero essere utili a tutta la comunità  nazionale. Sono stati e sono i movimenti, i comitati, le associazioni, a rappresentare non solo un argine alla crisi della democrazia ma un’lternativa alla crisi delle forme della politica. L’autogoverno, la democrazia partecipata e comunitaria, l’educazione popolare, l’autoformazione, sono alcune delle pratiche diffuse nel nostro paese grazie all’impegno giornaliero di milioni di italiani che costruiscono non solo resistenze ma nuovi metodi e categorie con cui relazionarci e guardare il mondo. Le politiche che propongono si fondano sulla necessità  pratica di mettere insieme la giustizia e la sostenibilità  ambientale e sociale. Per farlo abbiamo bisogno di una politica industriale ed energetica che garantisca la riconversione ecologica delle attività  produttive e della filiera energetica, rispondendo alle esigenze di creare lavoro, difendere i beni comuni e garantire la partecipazione democratica. Non megaprogetti, ma un piano di riassetto del paese e di riconversione industriale. Non privatizzazioni ma ripubblicizzazione dei servizi basici e rafforzamento delle economie locali e comunitarie. Non cacciabombardieri ma risorse per il sociale, scuole e ospedali. Non tasse sui ceti più deboli ma reddito di cittadinanza per chi non trova lavoro; e patrimoniale sulle grandi ricchezze. Non incentivi ad imprese inquinanti ma sostegno all’innovazione ed alla ricerca. Sono alcune delle proposte delle nuove soggettività  che costruiscono già  l’agenda politica di chi vuole davvero cambiare. Non rassicurano la Bce, né le caste delle vecchie forme della politica, ma incontrerebbero il consenso della maggior parte del paese.
Ignorare quello che i movimenti facevano e dicevano venti anni fa poteva avere un senso per chi fa fatica ad accettare la realtà . Ignorare oggi quello che fanno e propongono le nuove soggettività  politiche non è solo delittuoso, vista l’irreversibilità  della crisi con queste ricette sbagliate, ma incomprensibile su un piano pratico e scientifico. Il metodo e le proposte delle nuove soggettività  sono il cuore pulsante dell’alternativa e rappresentano l’unica risposta in campo per uscire dall’oscurità  della lunga notte liberista. Se vogliamo raggiungere il buon vivere e tornare a guardare con speranza e fiducia al futuro, la politica deve ripartire da qui per ribaltare la crisi imposta dal governo del mal vivere.
*associazione A Sud- www.asud.net


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