«Le primarie non ci saranno» Alfano conferma: Silvio in campo
ROMA — Silvio Berlusconi «ha alzato la coppa nel 2008 e ha il diritto di difendere il titolo». Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, conferma così la candidatura dell’ex presidente del Consiglio alla guida del prossimo Governo. E aggiunge: «Avevo sempre detto che con la candidatura di Silvio Berlusconi le primarie sarebbero state non necessarie». «Le primarie — ha spiegato — erano state indette per sceglierne il successore, ma siccome non c’è successione, non ha più senso farle».
Usando un esempio del mondo dello sport, a sera, Alfano chiude una giornata politica al cardiopalma, certificando quello che era già scritto nella volontà del Cavaliere dalla sera di mercoledì. E lo stesso dichiara in serata il presidente del Senato, Renato Schifani. Silvio Berlusconi ha «il sacrosanto diritto di scendere in campo: è stato il fondatore di uno dei più grandi partiti nella storia del nostro Paese, Forza Italia e poi il Pdl, è stato legittimato democraticamente a governare il Paese da milioni di italiani per due volte, nel 2001 e nel 2008. Credo che abbia pieno diritto a rivendicare la propria candidatura. È una sfida democratica in una democrazia sana come questo Paese».
Per quanto riguarda la tenuta del governo e la rivendicazione dell’election day stamattina Alfano salirà al Quirinale: «Non abbiamo fatto precipitare i fatti: se lo avessimo voluto avremmo dato oggi la sfiducia al governo. Invece, abbiamo fatto una scelta di responsabilità dando un segnale chiaro al governo, la legge di stabilità si farà , non ci sarà rischio».
Poi ricorda che «in materia di giustizia abbiamo delle recriminazioni molto significative su tutto l’impianto della materia». «Avevamo siglato un accordo con Monti, Severino, Casini e Bersani che prevedeva: l’anticorruzione, la responsabilità civile dei magistrati e il limite dell’abuso sulle intercettazioni: di questi ultimi due provvedimenti si sono perse le tracce. Quindi — ha concluso Alfano — il governo non ha rispettato gli impegni in materia di giustizia».
In questa sottolineatura del mancato rispetto degli impegni, sembra scorgere una possibilità per il governo di continuare a lavorare, ma ottemperando ai patti già sottoscritti.
In questo senso si è espresso anche il presidente del Senato che ha «condiviso pienamente le considerazioni del capo dello Stato» sulla necessità di un limite alla discordia tra i partiti.
«Siamo in pre-campagna elettorale e non v’è dubbio che in questo momento le fibrillazioni diventano eccitazioni», ha detto Schifani. «Ho auspicato in aula al Senato — ha aggiunto — che la legislatura si concluda realizzando il massimo della convergenza delle forze politiche su provvedimenti strutturali e strategici per la sopravvivenza e la crescita del Paese».
Il segretario del Pdl Alfano ha sgombrato infine il campo dai sospetti di un legame tra la decisione di Berlusconi e l’approvazione del provvedimento sulla incandidabilità . Alfano su questo argomento ha ricordato che tale norma «nasce dall’attuazione di una legge il cui primo firmatario è il sottoscritto, porta il mio nome. Questa legge prevedeva una delega che oggi è stata attuata. Non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere il decreto incandidabilità e non vi è alcun nesso con il nostro presidente». Alfano, sempre a proposito di Berlusconi, ha sottolineato anche che la normativa «non ha nulla a vedere con i processi che lo interessano. Siamo certi che sarà assolto e che quei processi sono privi di fondamento».
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