«Siamo un Paese che vive in apnea e con troppi politici irresponsabili»

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Per descrivere la situazione italiana, Chiara Saraceno sceglie una metafora forte, ma esplicita. «Questo è un Paese che vive in apnea, sperando prima o poi di tornare a respirare», dice. Sociologa, professore di ricerca alla Wissenschaftszentrum fà¼r Sozialforschung di Berlino, è esperta di tematiche che riguardano, tra l’altro, la famiglia e i sistemi di welfare. I dati del Censis per lei non sono una novità : «Mi sembra – spiega – che il rapporto Censis confermi quanto emerso dai dati Eu-Silc, l’indagine sulle sulle condizioni socio economiche delle famiglie in Europa, che mostrano come già  nel 2011 fosse aumentato il disagio delle famiglie, con un 7% in più in difficoltà . Non parliamo solo di reddito, ma di parametri come l’impossibilità  di pagare l’affitto, di non riuscire a fare un pasto proteico – quindi con carne o pesce – almeno ogni due giorni, di non riuscire a scaldare sufficientemente la propria abitazione, a non pagare le bollette in tempo o a fare almeno una settimana di ferie l’anno. Per queste famiglie ormai sono un problema anche i consumi essenziali.
Quindi non è sorpresa?
Mi ha sorpreso il balzo che c’è stato. C’era già  stato un peggioramento tra il 2007 e il 2008, all’inizio della crisi, poi tutti i dati si erano stabilizzati tra il 2008 e il 2010. Allora qual è la riflessione? Che fino a oggi le famiglie hanno in qualche modo retto intaccando i risparmi e pensando che la crisi sarebbe durata poco. Ma così non è stato, quindi adesso diminuisce anche la capacità  di risparmio. E’ successo nell’ultimo anno e l’ha detto anche Banca d’Italia. La cosa più interessante, però, è che la maggioranza di questo 7% entrato di colpo nella deprivazione, l’anno prima aveva difficoltà  solo con un uno, massimo due dei parametri indicati prima. O magari nessuno. Quindi si tratta del ceto medio.
La famiglia è quella che paga ancora più di tutti.
E’ quella che ha tenuto, ma adesso una quota crescente di famiglie non ce la fa più.
Le donne continuano ad avere un ruolo fondamentale. Sono loro che garantiscono quel welfare che all’esterno della famiglia non c’è più.
Diciamocelo francamente: il welfare in Italia non è mai esistito molto, almeno quello di cui si occupano le donne. Soprattutto se pensiamo al lavoro di cura o di assistenza ai malati.
In una situazione di crisi in cui la chiusura delle imprese è all’ordine del giorno, a tenere di più sono le aziende gestite da donne. Come se lo spiega?
Per due motivi: primo perché sono spesso micro-imprese individuali e tengono meglio. Poi va detto che forse hanno una maggiore attenzione e preferiscono ridurre magari i salari ma non licenziare nessuno.
Il Censis mette in evidenza tre «R»: risparmio, rinuncia e rinvio. La sintesi di come ci siamo adeguati alla crisi per sopravvivere.
Però siamo un paese che continua a risparmiare molto rispetto alla media europea. Anche se la nostra tradizione al risparmio si è ridotta parecchio. Rinuncia e rinvio più che l’arte di arrangiarsi è l’arte del non consumare se non posso farlo.
Quanto si può resistere così? Lo chiedo perché un altro dato che emerge dal rapporto è un forte sentimento di rabbia nei confronti della politica.
Non sorprende. Ma non ha visto che in Sicilia non ha votato più della metà  di quanti avrebbero dovuto farlo? Il fenomeno Grillo, il non voto mi sembrano segnali molto importanti.
Pensa che questa rabbia possa manifestarsi in altre maniere?
Questo sì, e in parte si è visto anche perché sono accadute cose gravi. Come il caso Ilva. Le persone possono essere disperate e per certi versi è sorprendente che non sia ancora successo niente di molto grave sul piano del comportamento collettivo. E se non è successo è perché finora qualcosa ha tenuto, inclusi gli ammortizzatori sociali, non dimentichiamocelo.
Che però sono sempre più a rischio.
Perché la ripresa non c’è, questo è il fatto. E’ come se le persone, schiacciate dentro questa situazione, stessero vivendo in apnea sperando che prima o poi si respiri. Ma la luce in fondo al tunnel si allontana, anche se ogni tanto viene annunciata.
Come ha fatto Monti qualche mese fa…
Per questo l’ho detto, ma non è che è colpa di Monti. Semmai trovo che si possa discutere se queste politiche di austerity siano state o no quelle giuste, e io ho i miei dubbi anche se non si poteva continuare ad andare alla deriva.
Insomma, si vive sospesi…
Sospesi, e qualcuno rischia di scoppiare. Starei molto attenta. Credo che il ministro Cancellieri abbia espresso preoccupazioni in tal senso. D’accordo bisogna stare attenti a che il disagio sociale non diventi violenza, e quindi tutti noi dobbiamo essere cittadini responsabili, come singoli, come sindacalisti, come politici. Per questo trovo che Berlusconi sia totalmente irresponsabile per essersi messo a capopopolo di un attacco violento al governo Monti, chiamandosi fuori da ogni responsabilità . Ma se era lì fino all’altro ieri. Però penso anche che invece i politici responsabili oltre ad avvertire che c’è il rischio che qualcosa si rompa si attrezzino per evitarlo, perché poi non si può dare la colpa solo ai violenti.


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