Mai più vite negate

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C’è una strage sommersa, dall’altra parte del mondo. Anno dopo anno, continua implacabile, colpisce bambini indifesi, di loro ci arrivano immagini dolorose, lo sguardo smarrito e muto, ma di loro non sentiamo mai la voce. È il silenzio degli innocenti, quello dei figli svantaggiati del pianeta, ogni giorno 19 mila piccoli sotto i 5 anni muoiono per cause che potrebbero essere prevenute.
A raccontarci dei bambini che non hanno niente, neanche da mangiare, è l’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, che oggi celebra il compleanno e ci ricorda il programma iniziato nel 2011 “Vogliamo zero”. Nessun bambino deve più morire di fame. È puntata infatti sulla malnutrizione la campagna di questo Natale 2012, perché morire per mancanza di cibo è forse la morte più inaccettabile. L’Unicef lavora per l’infanzia dall’11 dicembre del 1946, quando iniziò per aiutare i bambini sfollati e rifugiati alla fine della Seconda guerra mondiale. Allora, tra le macerie dell’Europa, erano milioni quelli che non avevano cibo, che erano senza casa né vestiti né scarpe. Nei quindici anni successivi, l’Unicef si è trasformata da fondo di emergenza ad agenzia di sviluppo per difendere i diritti dell’infanzia. Nel tempo molte cose sono state fatte. Il numero di bambini che muoiono ogni anno è sceso da circa 12 milioni nel 1990 a 6,9 milioni nel 2011: ogni giorno sopravvivono circa 14 mila bambini in più rispetto a due decenni fa, il tasso di mortalità  sotto i 5 anni è sceso da 87 decessi ogni mille nati vivi nel 1990 a 51 nel 2011.
Ma dietro la compilazione burocratica, nascosta tra le cifre, non bisogna mai smettere di pensare che c’è una vita negata, per ogni numero scritto su un elenco c’è un cuore di bambino che batte. Dunque: “Vogliamo zero”.
I bambini più svantaggiati oggi vivono nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale, sono queste le due regioni che hanno totalizzato oltre l’80 per cento di tutte le morti infantili nel 2011. In media nell’Africa sub-sahariana, un bambino su nove non raggiunge il quinto compleanno. Più della metà  dei decessi dovuti a polmonite e diarrea, che nel complesso rappresentano quasi il 30 per cento delle morti sotto i 5 anni nel mondo, si verificano in soli quattro paesi: la Repubblica Democratica del Congo, India, Nigeria e Pakistan. Il grande nemico è la malnutrizione, la fame cronica. Si soffre e si muore di fame per povertà , per carenza dei servizi di assistenza e sanità , per la fragilità  dei sistemi di sicurezza di fronte alla siccità , alle alluvioni, alle guerre. È la malnutrizione il killer silenzioso, a livello globale oltre un terzo delle morti dei bambini è per fame.Nello Zambia quasi metà  dei bambini non mangia a sufficienza. A Myanmar un terzo dei bambini fino a 5 anni per mancanza di cibo ha un ritardo della crescita. Il Camerun è colpito dalla crisi alimentare del Sahel, in questa zona il 32,5 per cento dei bambini sotto i 5 anni soffre la fame.
L’Unicef in queste zone provvede alla fornitura regolare di alimenti terapeutici pronti all’uso, sono fatti da farina di arachidi, zucchero, grassi vegetali, latte in polvere scremato, vitamine e altri nutrienti. Pasti che servono alla sopravvivenza. I bambini possono succhiare dalla confezione anche senza aggiunta di acqua, anche con le mani sporche. È il cibo salvezza, con una terapia di due mesi di Plumpynut, questo uno dei nomi dei pasti d’emergenza, è possibile salvare un bambino. Il costo? 0,28 euro a bustina. Briciole per chi vive da questa parte del pianeta.


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