Maroni e le parole dell’ex alleato «Barzellette le minacce sulle giunte»

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MILANO — Il bello è che Roberto Maroni stava già  seriamente pensando di rinunciare all’appoggio del Pdl anche per le regionali: «Tutto possiamo permetterci tranne che il perdere la Lombardia con il sostegno di Silvio Berlusconi». Poi, arrivano le dichiarazioni dell’ex premier. Che esterna a ruota libera alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa, «Il palazzo e la piazza».
I leghisti s’infuriano, il proverbiale pragmatismo di Roberto Maroni lo spinge a vietare le dichiarazioni in libertà . Poi, però, quando il segretario leghista decide di rispondere via Twitter all’ex alleato, sceglie un’ironia tagliente: «La minaccia di far cadere le giunte di Veneto e Piemonte? Una barzelletta. Possibile sostegno della Lega a Monti? Idem». Fino al marameo: «Ma chi è questo B?». Come a dire: qualcuno di diverso da quello con cui io ho parlato ieri. Martedì, infatti, Maroni aveva cenato a palazzo Grazioli con il fondatore del Pdl. A cui aveva manifestato l’impossibilità  di sostenerne la candidatura a premier. Anche se Berlusconi la vede da un suo particolare punto di vista: «La Lega mi ha offerto con slancio di fare il leader della coalizione».
E così, quando le agenzie stampa cominciano a rilanciare le dichiarazioni dell’uomo di Arcore, gli amici descrivono Maroni come «sbigottito». A far vedere rosso i leghisti è la minaccia: «Se la Lega non si alleasse con noi — dice il Cavaliere — cadrebbero immediatamente le giunte di Piemonte e Veneto». Non per ripicca: «Noi non leghiamo il fatto del Piemonte e del Veneto alle vicende nazionali. Ma se la Lega decidesse di andare da sola in Lombardia noi dovremmo considerare la nostra alleanza anche in Piemonte e in Veneto».
In realtà , non c’è un nordista che dia peso al diktat. E Federico Caner, il vicesegretario della Lega, lo dice a chiare lettere: «I miei colleghi del Pdl non sono così stolti, non farebbero mai una cosa del genere, neanche sotto indicazioni di Berlusconi». Detto questo, la rabbia resta: perché, aggiunge Caner ai microfoni della Zanzara, «quello che dice Berlusconi è un ricatto vero e proprio». Che non fa paura perché «in Veneto Zaia vincerebbe a piene mani». In tutto il partito sembra esserci un solo leghista che non spara sul cavaliere: Umberto Bossi. Che ammette: «Non so se ci sono le condizioni per un’alleanza». Però, quello di Berlusconi «non è un ricatto. Lui è una persona perbene».
Maroni è ancor più sconcertato dall’altra affermazione dell’ex premier. Quella secondo cui Berlusconi sarebbe pronto a sostenere la candidatura di Monti nel caso in cui riuscisse a tenere insieme «tutti i moderati, compresa la Lega». Perché «il fatto che la Lega sia incompatibile con Monti io non lo do per scontato…». Barzellette, appunto, secondo Maroni. Che, in altra sede, ironizza: «Il problemaccio non è se Monti accetta la Lega. Ma se la Lega accetta Monti…».
La verità  è che i nordisti sono ormai da un’altra parte. Il segretario leghista sta ormai completando la lista a lui intitolata che sosterrà  la sua candidatura a governatore. In teoria, c’è ancora tempo per un accordo con i vecchi alleati fino a lunedì, quando il federale nordista ratificherà  la corsa autonoma. In pratica, i giochi sono fatti: il 19 dicembre l’ex ministro dell’Interno riunirà  i candidati della lista Maroni per un evento-commemorazione dedicato alla memoria di Gianni Brera. Al di là  dei nomi circolati nei giorni scorsi, da Franco Baresi all’ex presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini, molto probabili anche l’olimpionico di canoa Antonio Rossi e il presidente del Varese Calcio, Antonio Rosati.
Ma, appunto, il Pdl sfuma sullo sfondo. Il ragionamento è semplice: «Berlusconi non è più in grado di garantire il voto non soltanto del suo vecchio elettorato ma persino dei suoi uomini. Albertini farà  la sua corsa, ed è verosimile che una certa quantità  dell’ex consenso del Pdl confluisca sull’ex sindaco di Milano». Sennonché, appunto, «tutto possiamo permetterci tranne che il perdere la Lombardia dopo aver ottenuto il sostegno di Silvio Berlusconi». Poi, il leader padano detta il titolo della padania di oggi: «Ora il Cav. rivuole Monti e l’Imu. Lega, no a ricatti da barzelletta».
Marco Cremonesi


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