Messico. Un cambio d’epoca?

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Sebbene il progetto di Peà±a Nieto non sia ancora chiaro, la scelta dei personaggi del primo circolo del potere ci rivela una formazione di conservatori (vari di loro in posizioni chiave sono vincolati all’ex-presidente Carlos Salinas). Si parla di firmare un patto nazionale che comporta 70 riforme, ma senza che ne siano stati resi noti i contenuti. Non sarà  difficile tradire qualunque promessa con rinvii. Come segnala Guillermo Knochenhauer, Calderà³n lascia il governo in condizioni tali che a Peà±a Nieto non sarà  difficile migliorare qualsiasi politica. Per di più conterà  su una schiera ben disciplinata di media elettronici e di giornali che copriranno tutti gli insuccessi e magnificheranno ogni sua riuscita.
Peà±a e/o i suoi padrini e collaboratori potranno chiudere il ciclo che si aprì con Miguel de la Madrid nel 1985 (quando il Messico aderì al neoliberismo reagan-thatcheriano) e che mostra di essere definitivamente esaurito? Non credo. I governi del Pri e del Pan dal 1989 ad oggi hanno mantenuto una solida alleanza con divergenze occasionali. Tutti questi governi hanno imposto al paese la dottrina neoliberista, anche se si optò per una linea molto più conservatrice: appoggiarsi ai grandi monopoli concedendo loro in cambio potere e risorse. Per esempio: nella sostanza non ci sono differenze fra l’apertura al capitale straniero fatta da Zedillo e quella di Fox. Non dimentichiamoci che il Pan aiutò a legittimare l’elezione fraudolenta di Salinas e questi corrispose con numerosi privilegi. Come diceva Fox: il Pri ha cogovernato con il Pan. È vero, e hanno anche colegiferato. Priisti e panisti hanno appoggiato la demolizione dello Stato sociale e la cancellazione delle politiche popolari. Per di più si sono garantiti reciprocamente l’impunità . Nessun pesce grosso panista o priista ha pagato per le sue malefatte. Entrambi i partiti sono stati d’accordo nell’imporre frodi elettorali per impedire l’alternanza a sinistra nel 2006 e nel 2012.
La staffetta fra due partiti con proposte reazionarie non significherà  un cambiamento nelle politiche economiche, né un nuovo impulso alla democratizzazione. Se gli stessi uomini continueranno ad applicare le stesse ricette non c’è che da aspettarsi gli stessi risultati. Ci sarà  una grande offensiva di propaganda e di marketing politico, ma la crescita rimarrà  debole. Si concentrerà  nei grandi conglomerati. Aumenteranno inevitabilmente corruzione, disoccupazione e disuguaglianza. Ma non facciamoci illusioni, il modello è esaurito e la sua sostituzione non dipenderà  da un nuovo governo macchiato di illegittimità  ma dall’impulso popolare. Un cambio di epoca si produrrà  quando una parte sostanziale della popolazione si organizzerà  politicamente per partecipare e lo farà  con disciplina ed entusiasmo.


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