Natale di fiamme e sassate

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BUENOS AIRES. Vetrine infrante e saccheggi in tutto il paese: 2 morti, 200 feriti, 400 arresti. Mercenari inviati a creare il caos o poveri affamati? Il governo accusa il sindacalismo di destra Per un popolo diviso tra Chiesa, peronismo e rivoluzione, l’unica possibilità  di salvezza sta in un Natale di fiamme, tradizioni e sassate: sono cominciate ieri in Argentina le cerimonie impreviste per commemorare la rivolta popolare di fine dicembre 2001, quando la crisi portò in piazza la nazione e la spinse contro al capitale: migliaia di anonimi hanno sfondato e ancora continuano a sfondare vetrine di supermercati in tutto il paese, poi, quando la polizia sostituisce i vetri rotti coi propri scudi, sfondano anche questi, lasciando un unico grande dubbio: sono poveri affamati o mercenari mandati a creare il caos? Il Governo crede sia un complotto dei sindacati di destra, che vorrebbero tentare il golpe, ma questi fanno specchio riflesso e parlano del «vittimismo» di Cristina. La prima pietra è stata scagliata a Bariloche, un centro turistico sulle Ande che i bambini italiani ricorderanno per aver fatto da scenario alla serie Il mondo di Patti e che gli adolescenti argentini ricordano, invece, per essere il luogo in cui si svolgono tutte le loro gite scolastiche. Secondo l’amministratazione regionale, a credersi senza peccato e a lapidare il supermarket Chango Mas, riducendolo in poltiglia, sarebbe stata la coop anarchica Primero de Mayo, la quale avrebbe fatto del proprio meglio per rimediare con le sole forze dei suoi 90 soci all’apocalisse mancata dei Maya. Tuttavia, il portavoce Josè spiega di aver «solo chiesto un po’ di pane con cui riempire la tavola natalizia», e di essersi poi trovato in mezzo a migliaia di rivoltosi che trafugavano Smart Tv dagli scaffali del supermercato e si scontravano con l’anti-sommossa, così come si è visto al telegiornale. Una mappa piena di punti rossi Di lì a poco, la stessa situazione si è ripetuta anche in centri commerciali e alimentari cinesi dell’adiacente provincia patagonica di Neuquen; a Rosario, seconda città  del paese; a Resistencia, nelle povere savane del nord; e in moltissime località  della periferia di Buenos Aires, le quali hanno seminato di punti rossi una mappa dei saccheggi che fa apparire il territorio argentino come il volto di un adolescente colpito dall’acne, nelle cui fattezze si riconosce un parente di quel ragazzo che divenne uomo nelle rivolte del 2001, ma di cui è impossibile stabilire ora se si tratti del figlio o del fratellastro. In merito, gli unici a non avere dubbi sono i politici: il governo di Cristina Kirchner ha dato ad intendere che dietro ai saccheggi ci sarebbe l’ex presidente Eduardo Duhalde, a capo di una corrente minoritaria e destrorsa del suo stesso partito peronista, che, essendo impresentabile all’opinione pubblica per i gravi crimini di Stato commessi quando era al governo, userebbe ora i sindacati operai di destra ( sic ) per destabilizzare il paese. Secondo il capo di Gabinetto, Juan Abal Medina, i disordini costati 2 morti, 200 feriti (di cui 4 gravi) e 400 arresti, tutti attribuibili a una forza di polizia che risponde ai suoi ordini, sono stati scatenati dai sindacalisti Hugo Moyano, dei camionisti, Luis Barrionuevo, dei camerieri, e Pablo Micheli, degli statali, quali tentacoli di Duhalde. Tra costoro, Barrionuevo è un fascista irrecuperabile. Micheli è un progressista moderato che ha sempre guardato il governo da sinistra e che recentemente è entrato in un’allenza in cui si prova a colmare la mancanza di un’opposizione di partito, con una mostruosa lega dei lavoratori composta da pochissimi comunisti e molti peronisti conservatori. Moyano, che ne è alla guida, è l’erede di un sindacalismo armato anni Settanta che ha più scheletri nell’armadio di Jack lo Squartatore, un fatto che però non gli ha impedito di essere un fermo alleato dei Kirchner tra il 2003 e il 2011, salvo poi firmare il divorzio e diventarne acerrimo nemico. Da parte loro, questi esponenti hanno scansato le accuse della Casa Rosada dicendo che i saccheggi sono opera dello stesso kirchnerismo, che vorrebbe ora «vittimizzarsi» davanti al popolo e incolpare gli avversari. Ingannevoli apparenze La verità , è che nelle ingannevoli apparenze in cui un complice diventa testimone in un battibaleno, per poi tornare a sorriderti fuori dal commissariato. Dove un devoto si fa apostata senza appoggiar la bibbia e dove un compagno fa la comunione senza togliersi la tuta, risulta difficile distinguere il bianco dal nero: forse, nei supermercati argentini sta entrando in queste ore gente povera, magari che non muore di fame, ma che è rimasta impantanata nell’altissima inflazione sfuggita al controllo del governo: gente che odia la polizia per i soprusi che subisce quotidianamente e che anche smania per provare il consumismo in alta definizione e poi, in mezzo, chissà , si è messo qualche agitatore nel tentativo di approfittarne, oppure, viceversa.


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