Pannella senatore a vita. Perché no?

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Con la sua lotta estrema sta mettendo anche in gioco quel che resta della dignità  della politica italiana. Lottare, come fa lui, a due mesi dal voto per i diritti dei detenuti è un fatto di altissimo merito sociale.
L’articolo 59 della Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica possa nominare cinque senatori a vita per aver illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Circa un anno fa in ventiquattro ore Giorgio Napolitano ha nominato Mario Monti senatore a vita. Mario Monti si è aggiunto a Rita Levi Montalcini, Emilio Colombo e Giulio Andreotti. Ad eccezione della Montalcini, i cui meriti scientifici sono indubitabili, gli altri, Monti compreso, sono tutti politici di professione divenuti senatori a vita per non meglio chiariti meriti sociali.
Vorremmo che nelle prossime ventiquattro ore Giorgio Napolitano chiuda il suo settennato restituendo dignità  alla politica nominando Pannella senatore a vita in considerazione delle sue battaglie politiche di enorme valore sociale.
Pannella propone una lista di personalità  che si presenti al voto nel nome della giustizia, della legalità , dell’amnistia. Nel frattempo che queste personalità  si facciano avanti, se mai lo faranno, vorremmo che un passo in avanti lo facesse il Capo dello Stato. Lui che sulla questione carceraria ha detto parole eloquenti non può ora tacere. Anche grazie ai Radicali e a Pannella oggi nessuno, fra quelli che fanno le leggi o che sono al governo, può scusarsi affermando che non conosceva la tragedia carceraria.
In buona parte delle prigioni italiane le persone sono ammassate in celle malsane per ventidue al giorno. Le galere sono oramai fabbriche di umiliazione anziché di recupero sociale. La selezione dell’utenza penitenziaria è classista. E la tortura in Italia non è ancora un reato.
Monti ha fatto il beau geste di andare a visitare Marco Pannella in clinica. Ha detto che approfondirà  la questione. In realtà  non c’è molto da approfondire. E’ tutto tragicamente noto. Per saperne qualcosa in più bastava che chiamasse la sua ministra della Giustizia, Paola Severino, e le chiedesse come mai non si è intervenuto con un decreto legge per abrogare quell’obbrobrio che è la legge Fini-Giovanardi sulle droghe?
Tra un paio di mesi si insedierà  il nuovo Parlamento dove speriamo il tema carcerario sia adeguatamente rappresentato. Nel frattempo si dia luce al Senato della Repubblica facendovi entrare dalla porta principale Marco Pannella.
* presidente di Antigone


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