Patto di ferro Monti-Hollande

by Sergio Segio | 4 Dicembre 2012 7:39

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È un «punto di non ritorno» sulla realizzazione della Tav Torino-Lione, quello segnato ieri da Mario Monti e Francois Hollande al termine del trentesimo vertice Italia-Francia tenutosi non a caso proprio nel capoluogo della regione Rhà´ne-Alpes. Con un accordo politico che dovrà  essere ora sottoposto alla ratifica dei rispettivi parlamenti (da noi dopo la legge di stabilità ), i governi dei due Paesi, convenuti a Lione quasi al completo, hanno confermato una serie di impegni comuni tra cui anche – principalmente – la costruzione di quella linea ad alta velocità  che il presidente Hollande ha definito «una grande infrastruttura europea». Necessaria, secondo Monti, per «favorire la crescita» e andare così oltre la mera «disciplina di bilancio».
Il sì di Hollande non era scontato: il presidente francese, per esempio, non aveva nemmeno mai menzionato la Torino-Lione nei suoi «dieci punti sui trasporti» contenuti nel programma di governo. Negli ultimi tempi, poi, anche a Parigi come a Roma c’era chi sollevava molti dubbi sulla compatibilità  economica (Corte dei Conti francese) e sulla necessità  (Verdi) di un’opera che dovrebbe servire a tracciare un corridoio non così trafficato come si vorrebbe far credere. Ecco perché ieri Hollande e Monti hanno voluto confermare pubblicamente il loro impegno e annunciare l’inedita convergenza su «una visione comune del futuro dell’Europa, fondata su crescita, progresso sociale, solidarietà  e democrazia». Il prossimo vertice bilaterale si terrà  a Torino, e il sindaco Fassino già  ringrazia.
Il trattato fissa per la realizzazione della Tav «l’orizzonte 2013-2023» e, secondo quanto riportato dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera al termine dell’incontro, stabilisce «che l’impegno di 8,2 miliardi sarà  diviso (tra i due Paesi, ndr) e sarà  condivisa la richiesta all’Europa di contribuire per il 40% agli investimenti». In realtà , uno dei punti più controversi è proprio quello degli investimenti. «Se la Commissione europea – ha detto ieri il presidente dell’Osservatorio tecnico sulla Torino-Lione, Mario Virano – manterrà  l’impegno a finanziare il 40% dei lavori con 3,2 miliardi di euro, l’Italia spenderà  2,9 miliardi e la Francia 2,2». A Bruxelles però finora si era parlato di un impegno del 50% dei costi sui lavori di preparazione, e del 30% di quelli definitivi. La percentuale però può variare a seconda del budget europeo nel periodo 2014-2020 (l’opera dovrebbe entrare in funzione non prima del 2023, con uno slittamento possibile al 2028-2029), e a seconda della lievitazione dei costi. Non a caso, Stefano Lenzi, responsabile Ufficio relazioni istituzionali Wwf Italia, parla di un accordo «fuori dalla realtà »: «Non c’è alcuno studio economico-finanziario che confermi l’ipotesi low cost da 8,2 miliardi di euro – spiega Lenzi – anzi il costo stimato dalla Corte dei Conti francese per il tunnel di base tra Italia e Francia ad agosto era di 26 miliardi di euro». Ovviamente, il costo reale si saprà  «al momento della presentazione del progetto definitivo, ancora inesistente», aggiunge Lenzi, ma «la relazione inviata dalla Corte dei Conti francese al primo ministro Jean-Marc Airault dell’1 agosto 2012 attesta che dai 12 miliardi di euro del 2002 si è passati ai 26,1 miliardi di euro di oggi». Non solo. Come già  spiegato più volte dalle colonne di questo giornale, il traffico sulla direttrice Torino-Lione «è calato negli ultimi anni dai 10 ai 3,9 milioni di tonnellate l’anno di merci, a fronte – aggiunge Lenzi – dei 32,1 milioni di tonnellate l’anno di merci che possono transitare sulla linea di valico esistente a doppio binario». Si pensi che a oggi solo il 10% delle merci che attraversano le Alpi, lo fanno viaggiando sulla direttrice tra l’Italia e la Francia, contro il 60% sull’asse con la Svizzera e il 30% con l’Austria.
Ma l’Italia è già  pronta, come fa sapere Virano, a far partire «nel 2013 la gara per il cantiere di Saint Martin-la Porte, che è il primo pezzo del tunnel di base», e ad «arrivare entro l’estate alla chiusura della gara per l’autostrada ferroviaria». Un’opera mastodontica,la Tav Torino-Lione, «più lunga del tunnel sotto la Manica», come sottolineava ieri Le Monde. E che è, per usare le parole di Lenzi, «il miglior modo per produrre nuovo indebitamento pubblico per finanziare un’opera inutile».

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